Osservazioni sull’impatto negativo del D.M. 11 aprile 2023, n. 161 sulla ricerca e sulla circolazione delle immagini del patrimonio culturale italiano (ITA & ENG)

Immagine: Colosseum te Rome, anonymous, 1880 - 1905, Public domain/CC0, Source: Rijksmuseum

Esprimiamo le nostre preoccupazioni in merito al Decreto del Ministero della Cultura recante “Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali” (D. M. 11 aprile 2023, n. 161), condividendo in toto le posizioni già manifestate da numerose realtà di settore (si vedano link in calce). 

Com’è noto, il decreto introduce delle tariffe minime per l’uso di riproduzioni digitali di beni culturali statali, compresi quelli in pubblico dominio, impattando negativamente sulla valorizzazione e diffusione del patrimonio culturale italiano nel mondo e sulla condivisione della conoscenza. Le nuove linee guida segnano, infatti, un deciso passo indietro nella misura in cui contraddicono i principi generali di fruizione pubblica e valorizzazione del patrimonio culturale sanciti dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42) e comprimono le libertà costituzionali di ricerca e di espressione, mettendo in discussione anche il diritto dei singoli a “trarre beneficio dal patrimonio culturale e a contribuire al suo arricchimento”, pur affermato dalla Convenzione di Faro (art. 4). 

Ripercussioni negative sull’editoria

In relazione ai prodotti editoriali, il decreto ministeriale prevede, in ogni caso, oltre a netti rincari sulle tariffe per la fornitura di riproduzioni a titolo di rimborso, il pagamento di una tariffa in caso di prodotti editoriali commercializzati a un prezzo di copertina superiore a 50 euro e distribuiti a una tiratura superiore alle 300 copie. Il decreto si pone perciò in aperto contrasto con le “Linee guida per l’acquisizione, la circolazione e il riuso delle riproduzioni dei beni culturali in ambiente digitale”, già emanate, nel giugno del 2022, nell’ambito del Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale dall’Istituto Centrale per la Digitalizzazione del Patrimonio Culturale del Ministero della Cultura (Digital Library), che raccomandano la gratuità della pubblicazione di immagini di beni culturali statali in qualsiasi tipologia di prodotto editoriale a prescindere dal prezzo di copertina e dal numero di copie stampate. Non solo, il nuovo decreto segna un ingiustificato passo indietro anche rispetto al tariffario precedente (D.M. 8 aprile 1994), che di fatto è rimasto sinora la regola negli archivi, nelle biblioteche e in buona parte dei musei. Le gratuità che erano state previste nel 1994 per le monografie con prezzo di copertina fino a 70 euro e 2.000 copie di tiratura e per tutte le pubblicazioni periodiche, sono state infatti completamente soppresse dal nuovo decreto, come chiarisce l’esempio che segue. Nel caso in cui un ricercatore intenda pubblicare le riproduzioni di opere d’arte di un museo a una qualità adeguata, in una pubblicazione con prezzo di copertina inferiore a 50 euro e tiratura fino a 2.000 copie, il costo per acquisire e pubblicare una sola immagine sarebbe pari a 36 euro (di cui 24 euro di soli diritti). Se le immagini sono 10 (immaginiamo all’interno di un articolo scientifico), il prezzo sale a 360 euro (di cui 240 euro di soli diritti), mentre per un libro di 100 immagini la cifra raggiunge i 3.600 euro (di cui 2.400 euro di soli diritti). Prima dell’entrata in vigore del decreto n. 161, lo stesso ricercatore non avrebbe invece dovuto corrispondere alcunché per la pubblicazione di queste immagini (al massimo il rimborso spese all’amministrazione per la fornitura delle immagini stesse), trattandosi di pubblicazioni rientranti nella soglia di gratuità espressa dal D.M. 8 aprile 1994. Oltre a ciò, gli istituti ministeriali che hanno in consegna il bene dovranno avviare una pratica concessoria con relativo decreto e, nel caso degli archivi di Stato, con tanto di marca da bollo da 16 euro. Gli istituti, infine, avranno l’onere di verificare la compatibilità della destinazione d’uso della riproduzione con il carattere storico-artistico del bene culturale riprodotto, con una impropria estensione alle immagini di quanto previsto dall’art. 20 del Codice dei beni culturali (art. 2 del D.M. n. 161).

​​La nuova tariffazione incide negativamente sulla divulgazione della ricerca scientifica e sulla valorizzazione del patrimonio culturale, poiché penalizza il sistema editoriale nel suo complesso e spinge l’editoria, non solo nazionale, a utilizzare immagini di opere rilasciate in modalità aperta da istituti stranieri, ledendo la diffusione e valorizzazione del patrimonio culturale italiano.

Le linee guida vanno, infine, nella direzione opposta anche rispetto al Piano nazionale della scienza aperta (Pnsa) pubblicato dal MUR (in attuazione del Decreto Ministeriale n. 268 del 28 febbraio 2022). Il Piano ha l’obiettivo di porre le basi per la piena attuazione in Italia di una scienza più accessibile a tutti e si struttura in assi di intervento centrati in particolare su accesso aperto alle pubblicazioni scientifiche, ai dati della ricerca in tutti i campi del sapere, ma soprattutto sul valore essenziale della condivisione della conoscenza di cui il patrimonio culturale è parte integrante.

Compressione della discrezionalità degli istituti di tutela del patrimonio culturale

Le tariffe minime introdotte dal decreto hanno un impatto negativo sulla discrezionalità riconosciuta agli istituti culturali italiani, penalizzando le realtà minori. Ad esempio, il concorso Wiki Loves Monuments ha raccolto in undici anni circa 180.000 fotografie del patrimonio culturale italiano, realizzate da migliaia di cittadini, grazie a 2.300 istituzioni culturali che hanno autorizzato la riproduzione dei monumenti da loro conservati a canone zero, e la pubblicazione con licenza aperta. Le nuove linee guida non prevedono concessioni senza canone e, in tal modo, ostacolano il concorso, che negli anni ha trovato il sostegno di istituzioni e cittadini, nonché il patrocinio dello stesso Ministero della Cultura, limitando la diffusione del patrimonio culturale italiano nel mondo.

L’imposizione di canoni sull’uso delle riproduzioni di beni culturali pubblici in pubblico dominio non trova fondamento in giustificazioni di tipo economico e, anzi, genera profili problematici dal punto di vista pratico. Come evidenziato anche dalla Corte dei Conti nella delibera n. 50/2022/G in materia di “Spese per l’informatica con particolare riguardo alla digitalizzazione del patrimonio culturale italiano”, infatti, nella maggioranza dei casi, i costi per il personale incaricato di occuparsi dell’applicazione delle tariffe sono di gran lunga superiori agli introiti generati dai canoni stessi.

Profili dubbi

Il tariffario lascia aperti numerosi profili di incertezza che rischiano di impattare negativamente sull’attività degli istituti e sui diritti degli utenti. Ad esempio, non è ben definita la circostanza in cui l’utente esegue autonomamente le riproduzioni dei beni culturali per scopi non commerciali, poiché in tali casi non può essere giustificata alcuna richiesta di rimborso in favore dell’amministrazione che, di fatto, non ha erogato alcun servizio. Ugualmente, è problematica la previsione che impone, in caso di e-book, di tenere conto del numero di download stimati ed effettivi, che obbligherebbe gli autori a monitorare i download dei propri contenuti per poi concordare con gli istituti una tariffa adeguata ai download effettivi e che, dunque, appare di difficile applicazione anche dal punto di vista pratico.
Inoltre, il decreto non tiene conto di un’ampia gamma di ipotesi in cui il fine commerciale è solo indiretto e le utilizzazioni avvengono nell’esercizio delle eccezioni previste dall’art. 108 del Codice dei beni culturali.

Le linee guida, poi, fanno riferimento a concetti di difficile interpretazione. Che dire delle pubblicazioni Open Access che prevedono, in parallelo, la commercializzazione degli esemplari cartacei con il sistema del print on demand? Un altro problema è rappresentato dal carattere “scientifico” della pubblicazione: se il coefficiente è pari a 1 in caso di editoria e riviste scientifiche, nel caso delle altre pubblicazioni in canali commerciali online o cartacei il coefficiente sale addirittura a 7. Ma quando un libro può essere considerato “scientifico”? Un libro che offre al lettore percorsi turistici tra i borghi storici d’Italia, incoraggiandone la visita, non può dirsi “scientifico” in senso pieno: merita per questo di essere penalizzato con tariffe che ne scoraggino la pubblicazione o vadano a detrimento della qualità del prodotto finale o della promozione che potrebbero assicurare al nostro patrimonio culturale? E’ evidente che, sotto questo profilo, non esiste una definizione univoca di “monografia scientifica” che consenta la corretta e uniforme applicazione delle nuove tariffe.

Conclusioni

In conclusione, sono state molte le voci dei rappresentanti del settore che si sono levate per evidenziare le criticità e i limiti del decreto in esame. Si tratta di posizioni, fondate su un’analisi delle disposizioni contenute nel decreto e degli effetti che da queste possono derivare, condivise da esperti e professionisti che giornalmente contribuiscono alla valorizzazione e condivisione del patrimonio culturale.

Siamo profondamente preoccupati per il significativo impatto negativo che il decreto avrà sull’accesso equo e sulla condivisione della cultura e del patrimonio culturale italiano, e sul suo ruolo per uno sviluppo economico e sociale sostenibile.

Esortiamo il Ministero della Cultura italiano ad abolire qualsiasi imposizione di canoni di concessione per le opere in pubblico dominio e a ritirare il decreto in commento, al fine di rispondere alle osservazioni sollevate dalle comunità della ricerca, dell’istruzione e dell’accesso alla conoscenza e alla cultura.

Link alle altre posizioni condivise dalle altre associazioni:

Conclusioni del Consiglio dell’Unione Europea  su una pubblicazione accademica di alta qualità, trasparente, aperta, affidabile ed equa del 23 maggio 2023

https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-9616-2023-INIT/it/pdf 

 

**********************************************************

Statement on the negative impact of the Italian Ministry of Culture’s Decree No. 161 of April 11, 2023 on research and circulation of Italian cultural heritage images

We are deeply concerned about the implications of the Italian Ministry of Culture’s Decree titled “Guidelines for the determination of the minimum amounts of fees and charges for the concession of use of cultural heritage kept by national institutes and places of culture” (D.M. April 11, 2023, no. 161). We shared the opinion expressed by numerous entities in the sector, as referenced in the provided links below.

​​The Decree introduces minimum fees for the use of digital reproductions of the State’s cultural heritage, including works that are in the public domain. This decision has a detrimental effect on the promotion and dissemination of Italian cultural heritage globally, hindering the sharing of knowledge. These new guidelines represent a significant step backward as they contradict the fundamental principles of public enjoyment and enhancement of cultural heritage enshrined in the Italian Cultural Heritage Code (Legislative Decree No. 42 of January 22, 2004). Furthermore, these guidelines restrict the constitutional freedoms of research and expression. They call into question the rights of individuals to both “benefit from cultural heritage and contribute to its enrichment,” rights that are affirmed by the Faro Convention (Article 4). By imposing financial barriers on the use of cultural heritage images, the Decree undermines the accessibility and inclusivity that are crucial for research, education, and the advancement of knowledge.

Negative repercussions on publishing

The Decree has significant negative repercussions on the publishing industry. Firstly, it introduces substantial increases in fees for reimbursement. Additionally, the Decree mandates the payment of a fee for publishing products with a cover price exceeding 50 euros and a print run exceeding 300 copies.

These provisions directly contradict the “Guidelines for the acquisition, circulation and reuse of reproductions of cultural heritage in the digital environment” previously issued, in June 2022, as part of the “National plan for the digitization of the cultural heritage” by the “Central Institute for the Digitization of Cultural Heritage” of the Ministry of Culture (Digital Library). These guidelines explicitly recommended that the publication of images of the cultural heritage of the State in any publishing product should be free of charge,  irrespective of the cover price and the number of copies printed.

The new Decree also marks an unwarranted regression from the previous fees outlined in the Ministerial Decree of April 8, 1994. Until now,  these provisions had been the norm in archives, libraries, and most museums. Unfortunately, the new Decree completely abolishes the previously established free fees, which were applicable to monographs with a cover price of up to 70 euros and a circulation of 2,000 copies, as well as all periodic publications. This can be illustrated through the following example. Suppose a researcher intends to publish reproductions of artworks from a museum in a publication within a cover price below 50 euros and a circulation of up to 2,000 copies, aiming to maintain a high quality of reproductions. Under the new Decree, the cost of acquiring and publishing a single image would amount to 36 euros, with 24 euros designated as emoluments. In the case of ten images, such as within a scientific article, the price escalates to 360 euros, of which 240 euros for compensation). For a book containing 100 images, the cost soars to 3,600 euros, with compensation alone reaching 2,400 euros. Conversely, prior to the implementation of Decree No. 161, the same researcher would not have incurred any expenses for publishing these images, apart from potential reimbursement of administration-related expenses for image supply. This was due to the threshold of gratuitousness stipulated by the Ministerial Decree of April 8, 1994. Moreover, the institutes responsible for safeguarding cultural heritage will now be burdened with initiating a concessionary process requiring, e.g. in the case of the State’s archives, the purchase of a 16 euros revenue stamp. Furthermore, these institutions will be responsible for assessing the compatibility of the intended use of the reproductions with the historical-artistic nature of the cultural heritage depicted, improperly extending the application of Article 20 of the Italian Cultural Heritage Code to images (Article 2 of Decree No. 161). 

The new pricing structure significantly impedes the dissemination of scientific research and the promotion of cultural heritage, as it places an unfair burden on the publishing system as a whole. Consequently, publishers, both Italian and foreign, are compelled to seek open access images provided by foreign institutions, thereby hindering the dissemination and appreciation of Italy’s cultural heritage. 

Furthermore, these guidelines contradict the National Plan for Open Science (Pnsa) issued by the MUR – Italian Ministry of University and Research, in alignment with the implementation of Ministerial Decree No. 268 of Feb. 28, 2022. The Plan seeks to establish the groundwork for the comprehensive adoption of more accessible science in Italy. It is structured around key interventions focused on open access to scientific publications, research data across various fields of knowledge, and most importantly, the vital principle of knowledge sharing, of which cultural heritage constitutes a significant component. 

Compression of the cultural heritage institutions’ discretion

The introduction of minimum fees through the Decree significantly restricts the discretion granted to Italian cultural heritage institutions, disproportionately affecting smaller entities.

One notable example affected by the Decree is the Wiki Loves Monuments competition, which has collected around 180,000 photographs of Italian cultural heritage over the course of eleven years. These images were captured by thousands of citizens and made possible through the authorization of approximately 2,300 cultural institutions, who granted reproduction rights at no cost and under an open license. The new guidelines, however, do not provide for such no-fee concessions. Consequently, the competition, which has garnered support from institutions and citizens, and has even received the patronage of the Ministry of Culture, faces limitations in its ability to disseminate Italian cultural heritage worldwide.

This imposition of fees on the use of reproductions of public cultural heritage, even when it is in the public domain, lacks economic justification and poses practical challenges.

As highlighted in Resolution No. 50/2022/G by the Italian Court of Auditors regarding “Information technology expenses with special regard to the digitization of Italian cultural heritage”, the costs associated with implementing the fee system often exceed the revenue generated by these fees.

Unclear issues

The Decree introduces several ambiguities and uncertainties that have the potential to negatively impact both cultural heritage institutions and the users’ rights. One such issue is the lack of clarity regarding the case the user independently reproduces the cultural heritage for no commercial purposes. In this case, a claim for reimbursement by the administration cannot be justified when no service has been provided by the administration itself. This ambiguity creates uncertainty for users and institutions alike. Another problematic provision is the requirement to consider the estimated and actual number of downloads in the case of e-books. This would necessitate authors monitoring the downloads of their content and reaching agreements with institutions based on the actual downloads. This requirement poses practical challenges and may be burdensome for authors.

Furthermore, the Decree fails to address a wide range of scenarios where the commercial purpose may only be indirect, and the use falls within the exceptions provided for in Article 108 of the Italian Cultural Heritage Code.

The guidelines also make reference to concepts that are difficult to interpret. For instance, the treatment of Open Access publications that allow for the commercialization of print copies and the print-on-demand system is unclear. Additionally, determining the “scientific” character of a publication poses challenges. While a coefficient is 1 is applied to scientific publishing and journals, other publications in commercial online or print channels face a coefficient as high as 7. But when can a book be considered “scientific”? A book that offers readers tourist routes through the historic villages of Italy, encouraging visits, cannot be called “scientific” in the fullest sense. Does it deserve to be penalized with fees that discourage its publication or compromise the quality of the final product or the promotion it could provide to Italian cultural heritage? It is evident that, from this perspective, there is no universally accepted definition of a “scientific monograph” that allows for the correct and consistent application of the new fees. 

Conclusions

In conclusion, many voices from cultural sector representatives have expressed concerns and highlighted the limitations of the Decree. These positions are based on a thorough analysis of the Decree’s provisions and the anticipated effects, as shared by experts and professionals who actively contribute to the enhancement and dissemination of cultural heritage. 

We are deeply concerned about the significant negative impact that the Decree will have on the fair access to and sharing of Italian culture and cultural heritage and its role for sustainable economic and social development. 

We urge the Italian Ministry of Culture to abolish any imposition of a concession fee for public domain works and withdraw the commented Decree in order to address the concerns raised by the research, education, and access to knowledge and culture communities. 

Links to positions shared by other associations:

Council of European Union conclusions on high-quality, transparent, open, trustworthy and equitable scholarly publishing of May 23, 2023

https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-9616-2023-INIT/en/pdf

Firmatari/Signatories 

– Creative Commons Italy Chapter, Lead Deborah De Angelis
– Istituto di Informatica Giuridica e Sistemi Giudiziari (IGSG)-Consiglio Nazionale delle Ricerche
– Creative Commons, Inc.
– Knowledge Rights 21
– COMMUNIA
– Open Knowledge Finland ry
– Associazione ArcheoFOSS – APS (‘’Free and Open Source Software’’ per l’archeologia)
– Global Forum for Teacher Educators GFTE Dr. Munir Moosa Sadruddin
– Elisa Bonacini, Università di Bari, progetto #iziTRAVELSicilia
– Maurizio Borghi, Università di Torino e Nexa Center for Internet & Society
– Lavinia Ciuffa, Curator Photographic Archive, American Academy in Rome
– Dentila Garipi, Lunah Education Center NGO
– Marianna Marcucci, Invasioni Digitali
– Marina Markellou , Assistant Professor, University of Groningen
– Emanuela Massa, Art-Test
– Ariadna Matas
– Anna Pelagotti
– Milica Popovic (Cultural Center “Nikola Djurkovic” Kotor, Montenegro)
– Marco Ricolfi, Nexa Center for Internet & Society
– Merete Sanderhoff, Senior advisor of digital museum practice, National Gallery of Denmark
– Karen Schousboe, medieval.eu, editor. Mag. Art. European Etnologist
– Jessica Strobl

 

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *