[Community] Re: Glorioso, ma siamo proprio sicuri che... ?
Andrea Glorioso
sama a miu-ft.org
Lun 25 Lug 2005 11:48:06 CEST
>>>>> "Nicola" == Nicola A Grossi <k2 a larivoluzione.it> writes:
> Andrea Glorioso Scrive:
>> Me lo auguro, anche se non ho dubbi che il mio articolo verra`
>> interpretato da alcuni come propaganda militarista di un
>> venduto ai poteri forti.
> Militarista non credo... insomma, che interesse avresti ad
> essere militarista (sia chiaro che per me non sei né militarista
> né venduto ai poteri forti)?
Non lo so. Forse potrei avere un accordo segreto con il board di
Creative Commons per raccogliere le opere dell'ingegno innocentemente
"donate" dalla collettivita` e poi utilizzarle nell'ambito di una
guerra psicologica per la diffusione della cultura nordamericana ai
danni dei paesi canaglia.
Si`, sono ironico. E ti ringrazio per non considerarmi militarista o
venduto ai poteri forti.
>> Le prime ricerche sui protocolli che avrebbero poi portato alla
>> creazione dello stack TCP/IP (su cui si regge tutta l'Internet
>> di oggi) furono finanziate dal DARPA (Defense Advanced Research
>> Projects Agency), parte del DoD (Department of Defence) del
>> Governo Federale degli Stati Uniti, istituito (con il nome di
>> ARPA) nel 1958 con la Direttiva 5105.15.
> Internet è una rete telematica, non è un protocollo. Giusto?
Internet e` un agglomerato di reti eterogenee, accomunate
dall'utilizzo di protocolli di trasporto (IP) e di controllo di
trasmissione (TCP) comuni. Infatti, in ambito tecnico il termine
"internet" (con la minuscola) e` usato per indicare un insieme di reti
eterogenee. "Internet" (con la maiuscola) e` diventata la "internet"
per eccellenza.
In ogni caso, parlare di rete telematica disgiuntamente dai protocolli
che la utilizzano ha poco senso. La nascita di ARPANET e
successivamente di Internet non sarebbe stata possibile senza il
lavoro di ricerca sul protocollo NCP, poi evolutosi nei protocolli
TCP/IP.
> Anche secondo "Hacker Journal", "THE ARPA NETWORK" è stato il
> primo nucleo di Internet (così è *nata* *Internet*), ma tale
> rete collegava 4 università. Quindi lo scopo del primo nucleo
> di Internet *non era militare*. Giusto?
Secondo me - e secondo altri - no (nel senso che quel che dici tu e
che dice `Hacker Journal' non e` corretto). Il collegamento tra le
quattro universita` era volto all'utilizzo piu` efficiente di
strutture di ricerca afferenti ai programmi finanziati dal DARPA
(struttura militare).
Che poi ci sia stata una certa porosita`, che ha portato ad una
evoluzione di ARPANET da struttura prettamente militare a struttura
(anche) civile, e` un altro discorso.
>> Io non ho sostenuto che le licenze Creative Commons non abbiano
>> un contenuto etico o ideologico. Questo e` vero per qualsiasi
>> attivita` umana (e forse anche non umana).
> Non ti ho attribuito ciò.
Poiche` stavi commentando un mio articolo, ho ritenuto utile precisare
il mio pensiero.
>> Quello che ho detto - e che continuo a sostenere - e` che non
>> vedo alcun nesso plausibile tra le attivita` di un membro del
>> board di Creative Commons e l'utilita` strategica, rispetto ai
>> propri valori etici e alla propria ideologia, delle licenze
>> prodotte da Creative Commons, soprattutto considerando che
>> l'associazione Creative Commons non e` in se` parte del
>> rapporto derivante dall'utilizzo delle licenze.
> Fammi capire, tu riconosci una strategia politica nell'operato
> di Creative Commons e dunque nell'associazione Creative Commons?
Nella misura in cui qualsiasi azione umana e` politica, certo - c'e`
una strategia politica.
Il motivo per cui l'associazione Creative Commons e` molto cauta nel
riconoscere il proprio operato come "politico" e` legato alla
legislazione statunitense, che regola il tipo di attivita` permesse ad
un'associazione come Creative Commons (il lobbying, tipica espressione
di attivita` "politica" negli Stati Uniti, non e` ammissibile, se ben
ricordo).
> Una strategia politica insita nelle licenze stesse (vedi in
> particolar modo, "Developing Nations 2.0.")?
Dal mio punto di vista, tutte le licenze Creative Commons hanno una
strategia politica, non solo la Developing Nations 2.0, in cui essa e`
solo piu` chiara (anche se in questo caso non parlerei di "strategia"
quanto di "tattica" o, volendo essere cattivi, di "buone intenzioni").
> Se la riconosci, non ti sembra normale che un sostenitore di
> Creative Commons, e dunque di quella strategia politica,
> pretenda una coerenza tra politici (i dirigenti di Creative
> Commons: valutati anche sotto il profilo umano,
> professionale... ) ed azioni politiche? Se tu vieni a sapere
> che il tuo politico predica bene e razzola male (cioè, ad
> esempio, propone una legge per la tutela dell'infanzia e nel
> privato mena il figlioletto): continui a votarlo? Continui a
> sostenerlo? Certamente continui a sostenere la causa, ma come
> fai a non essere critico? Dico "critico", non "polemico": come
> fai, tu, elettore di quel politico, a non criticarlo? Detto
> "terra terra": non ti cade un po'? E se ti cade un po', non ti
> vengono dei sospetti (magari infondati), delle paure? Il PSI
> aveva tanti elettori: perché a un certo punto li ha persi? La
> causa non valeva più?
Il paragone tra un rappresentante politico e Creative Commons e` a mio
parere poco calzante, perche` il primo ha un potere legislativo e
dunque coercitivo che Creative Commons non possiede (la mia scelta di
non usare le relative licenze ha degli effetti decisamente diversi
dalla scelta di non obbedire alle leggi promulgate dal rappresentante
politico).
In ogni caso, anche se quanto segue e` la mia opinione personale e
come tale, credo, poco interessante ai fini del discorso, per me un
rappresentante politico svolge una funzione precisa, che e` quella di
rappresentare la mia volonta`. Quel che poi lui fa sul piano privato
non e` rilevante nel rapporto specifico di rappresentanza tra me e
lui.
Naturalmente mi aspetto che il politico in questione venga punito per
le sue attivita` illegali. Ma la mia valutazione su di lui (o lei)
come persona e` distinta sulla mia valutazione come mio
rappresentante, il cui criterio di misura risiede per me in quanto
bene svolge il suo ruolo specifico (che per cio` che mi riguarda come
elettore e rappresentato non e`, per seguire il tuo esempio, quello di
genitore).
Da cio` si deduce che a me non interessano - e sinceramente non
capisco perche` dovrebbe interessare, ma ognuno ha naturalmente i
propri metri e valori di giudizio - le attivita` dei membri del
"board" di Creative Commons, al di fuori dell'elaborazione delle
licenze relative.
Naturalmente, la vita non e` un sistema binario, e quanto sopra va
sempre sfumato in base alla situazione e anche rispetto alla mia
emotivita`. Puo` darsi che in certe situazioni il comportamento di un
dirigente di Creative Commons - sia pur non significativo per quanto
riguarda l'elaborazione delle licenze - sia per me talmente
insopportabile da influenzare il mio appoggio all'associazione.
> Sia chiaro che il mio discorso non riguarda Joichi Ito: è un
> discorso generale basato sul fatto che tutto ciò che accade non
> sempre ha una spiegazione razionale. Per essere forti e
> sopravvivere bisogna anche essere buoni psicologi: la psicologia
> di massa è un elemento strategico dal quale non possiamo
> prescindere se vogliamo essere forti.
Capire chi si ha di fronte e` sempre una buona cosa, ma questo non
significa necessariamente dover sottostare ad ogni singola fola,
generata da un utilizzo un po' disinvolto del potere comunicativo che
Internet mette a disposizione unitamente all'incapacita` (o mancanza
di volonta`) di effettuare qualche verifica prima di criticare.
Ciao,
--
Andrea Glorioso sama a miu-ft.org +39 333 820 5723
.:: Media Innovation Unit - Firenze Tecnologia ::.
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