Creative Commons 3.0, arrivano le licenze italiane

Da oggi sono disponibili le licenze Creative Commons 3.0 italiane:

Dai in licenza la tua opera
CC BY 3.0
CC BY-SA 3.0
CC BY-ND 3.0
CC BY-NC 3.0
CC BY-NC-SA 3.0
CC BY-NC-ND 3.0

Elementi di novità:
Le licenze CC 3.0 in versione italiana – oltre alla traduzione nella nostra lingua – comprendono specifici adattamenti al nostro sistema giuridico, nonché alcune novità come la menzione del diritto di noleggio e prestito di copie dell’opera. In generale, le revisioni introdotte dalla versione 3.0 hanno determinato un processo di armonizzazione attraverso cui uniformare le soluzioni adottate a livello internazionale. Sul tema dei diritti morali e della gestione collettiva, in realtà, il gruppo di ricerca italiano aveva percorso i tempi, dettagliando questi aspetti già nella versione 2.5 delle licenze. La nuova versione introduce utili chiarimenti, rendendo le licenze ancora più chiare e legalmente “robuste”.

Opere derivate e attribuzione:
Un chiarimento importante è legato al tema della creazione di opere basate su lavori dati in licenza. La versione 3.0 sancisce che il linguaggio utilizzato dal creatore di un’opera derivata non deve in alcun modo suggerire avvallo o sponsorizzazione dell’autore originario: questo elemento rende ancor più facile preservare il prestigio e la reputazione degli autori stessi. Non a caso, le modifiche in questione sono state concordate anche con il prestigioso MIT, che usa le licenze CC per la sua iniziativa OpenCourseWare.

Compatibilità delle licenze:
Un ulteriore elemento di novità è legato all’introduzione di licenze compatibili, in particolare nel caso della licenza BY-SA (Attribution Share Alike): gli sviluppi in questa direzione hanno consentito l’uso delle licenze Creative Commons in Wikipedia, nella quale la compatibilità è andata dalla licenza GNU FDL alla CC BY-SA. Per ora, non sono state individuate licenze pienamente compatibili con CC BY-SA 3.0, tuttavia la scelta di aprire alla possibilità di individuare licenze compatibili è strategica. In particolare, CC intende offrire agli utenti delle community online la possibilità di mescolare a piacimento i loro contenuti e sono in corso discussioni con varie organizzazioni, che hanno sviluppato licenze “share alike” per settori specifici (es. banche dati).

Rinuncia al diritto sui generis sulle banche dati:
In Europa le licenze CC devono confrontarsi con il cosiddetto diritto “sui generis” sulle banche dati. Quest’ultimo, a differenza del diritto d’autore, finisce per proteggere il contenuto dei database e per questa ragione si tratta di una norma insidiosa, specie in ambiti come la ricerca scientifica. Creative Commons Science ha sottolineato come l’esistenza di tale diritto su opere scientifiche contenenti banche dati e rilasciate sotto licenza CC rischiasse di vanificare completamente le finalità della licenza stessa in ambito europeo. Le licenze CC 3.0 europee sono dunque caratterizzate dalla completa rinuncia a far valere il diritto sui generis sulle banche dati: resta comunque tutelato il diritto d’autore per quel che riguarda la struttura della banca dati, assieme ad altre caratteristiche “espressive” della stessa. Ma è garantito il libero utilizzo dei fatti e delle informazioni contenute nella banca dati.

Riccardo Luna, già direttore di Wired, magazine di tecnologia e innovazione che utilizza per la sua versione online le lincenze 3.0 unported, sostiene che le restrizioni del copyright attuale «danneggiano la circolazione delle idee e della conoscenza e limitano la possibilità degli autori di farsi conoscere». A questo proposito, lo stesso Luna riporta le parole del giornalista e scrittore Cory Doctorow, che afferma: «Il mio problema non è essere copiato, è essere ignorato».

Scarica la versione PDF del comunicato.

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