Condividiamo il contributo dal titolo “Nobody puts research in a cage. Researchers’ perspectives on working with copyright”, realizzato da Teresa Nobre (COMMUNIA), Maria Drabczyk (Centrum Cyfrowe), Eric Luth (Wikimedia Sverige), Deborah De Angelis (DDA Law Firm), Maja Bogataj Jančič (Intellectual Property Institute), redattori, e Magda Arażny, designer, per a2k-coalition.org, rilasciato con licenza CC0.
Di seguito, la traduzione in italiano dell’introduzione del contributo.
L’accesso alla conoscenza è la chiave del fondamentale diritto alla ricerca. Le risorse utilizzate nel contesto della ricerca scientifica sono spesso protette dal diritto d’autore e dai diritti connessi e i titolari dei diritti possono vietarne l’uso a fini di ricerca. I ricercatori si affidano alle eccezioni e limitazioni al diritto d’autore per l’accesso, l’uso e il riuso nei progetti scientifici delle fonti di dati protette. Un quadro di riferimento equo e moderno per il diritto d’autore è quindi essenziale per creare un ambiente favorevole alla ricerca scientifica.
In alcuni Paesi, i ricercatori beneficiano di eccezioni e limitazioni flessibili al diritto d’autore che consentono loro di utilizzare i materiali protetti nei loro progetti, mentre in altri si trovano di fronte a leggi troppo restrittive che li costringono ad astenersi dall’uso di tali materiali o a lavorare in zone grigie.
Nell’Unione Europea (UE), una recente riforma ha tentato di superare alcuni degli ostacoli che il diritto d’autore pone alla ricerca scientifica. Il text and data mining – una tecnologia moderna in cui i ricercatori utilizzano metodi computazionali per analizzare grandi quantità di testo, immagini e altre fonti di dati – è ora consentito in tutti gli Stati membri dell’UE. Sebbene l’eccezione al diritto d’autore per il text e il data mining rappresenti un miglioramento significativo del quadro giuridico per la ricerca nella regione europea, non risponde a tutte le pressanti esigenze dei ricercatori e del loro pubblico. L’eccezione obbligatoria copre solo i diritti di riproduzione. Non copre il diritto di comunicazione al pubblico, che è essenziale per permettere ai ricercatori di accedere alle risorse di ricerca a distanza e di condividere i risultati della ricerca e le risorse sottostanti per scopi di verifica, convalida e diffusione dei risultati. Ciò pone problemi dal punto di vista della trasparenza della ricerca, impedisce ai ricercatori di rispettare i requisiti di accesso aperto per la ricerca scientifica e ostacola iniziative congiunte e transfrontaliere.
Questa pubblicazione intende mostrare alcuni dei problemi che i ricercatori dell’UE devono affrontare a causa di questi vincoli. Raccoglie una prima selezione di opinioni di singoli ricercatori di Svezia, Polonia, Italia e Slovenia, selezionate attraverso una serie di interviste condotte nei mesi di gennaio e febbraio 2023 nell’ambito del progetto “Right to Research in International Copyright Law”. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di comprendere meglio le esigenze e le sfide dei ricercatori europei, in particolare quelli interessati ad attività di ricerca congiunte e a collaborazioni di ricerca transfrontaliere. Le interviste affrontano i temi dell’accesso, dell’uso e del riutilizzo delle conoscenze in progetti unilaterali e multilaterali e la percezione che gli intervistati hanno delle attuali limitazioni legate al diritto d’autore che hanno un impatto sul loro lavoro.
Finora sono state condotte venti interviste e nel prossimo futuro è prevista un’ulteriore raccolta di dati, che comprenderà un maggior numero di prospettive da parte delle ricercatrici donne. La sintesi finale sarà condivisa pubblicamente nel corso del 2023.
Le opinioni presentate non costituiscono un campione di ricerca rappresentativo. Ciononostante, sono una forte evidenza a sostegno della necessità di una riforma globale del diritto d’autore nel campo della ricerca che affronti gli aspetti essenziali delineati dai ricercatori.
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