Intervista a Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, su ilmanifesto.it

Immagine di Tim Adams rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0
Fonte Wikimedia Commons

Cari Commoners,

vi segnaliamo un’interessante intervista di Valentina Porcheddu a Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, pubblicata su ilmanifesto.it il 28 aprile scorso.

ll Museo Egizio, oltre ad essere il più antico museo al mondo interamente dedicato alla civiltà egizia, è considerato tra i più importanti a livello globale e rappresenta certamente una delle eccellenze italiane più floride. 

Christian Greco ha assunto la carica di direttore nel 2014, facendosi portatore di una visione innovativa ed inclusiva che ha dato uno slancio propulsivo alle attività ed ai progetti dell’ente torinese.

Il Museo è stata la prima istituzione italiana che ha condiviso la propria collezione con licenza CC BY 2.0, dimostrandosi tra le realtà più attente al tema dell’Open Culture e della condivisione libera del patrimonio culturale. 

Le licenze aperte sono uno strumento fondamentale per la creazione di una comunità digitale globale sana in cui l’accesso alla cultura e alle informazioni sia equo e universale. In questo processo, le istituzioni giocano un ruolo cruciale poiché grazie alle loro scelte si determina l’effettiva condivisione dei beni pubblici culturali della fortuna che hanno il compito di preservare, promuovere e valorizzare. 

Cura del patrimonio culturale, infatti, significa tutela ma anche condivisione e diffusione di una ricchezza inestimabile che appartiene a tutta l’umanità e che come tale deve essere valorizzata e veicolata per raggiungere il maggior numero possibile di persone. 

La memoria e la conoscenza del passato, infatti, sono uno strumento  indispensabile per la costruzione di un futuro migliore ed è compito e responsabilità di chi ha in cura il patrimonio culturale, perseguire la valorizzazione di tali beni attraverso la condivisione con la collettività.

Christian Greco, nell’intervista dice: “I musei, le collezioni, gli archivi non appartengono a chi ha la fortuna di occuparsene. Il nostro compito, al contrario, è quello di offrire un servizio alla comunità, da quella scientifica fino ai bambini. In questo senso, al di là della gestione, il Museo Egizio è davvero un ente pubblico”.

La crisi dovuta al diffondersi del Coronavirus, ha messo in luce la necessità di politiche di Open Access e condivisione della conoscenza su scala globale ed ha imposto una riflessione sull’attuale sistema di valorizzazione e circolazione di dati, informazioni e cultura in generale.

La fruizione da parte della comunità, dunque, è la chiave interpretativa della funzione stessa del patrimonio culturale, che rappresenta una risorsa collettiva imprescindibile per la crescita dell’intera comunità globale.

Per leggere l’intervista completa, clicca qui.

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