[Community] La sconcertante opinione dell'avvocato Daniele Minotti sulle creative commons

Riccardo Nobile riccardo.nobile a gmail.com
Sab 29 Mar 2008 15:30:06 CET


Vi riporto la sconcertante opinione dell'avvocato Minotti sulle creative
commons.

Io proprio non so come faccia a dire che leggendo le cc si possa arrivare
alla conclusione che contrastino con l'ordinamento perché, in pratica, si
potrebbe intendere che non ammettano gli usi personali.

Come De Martin gli ha spiegato, le cc dicono chiaramente  di non essere in
contrasto con tutto quello che opera per diritto.
Ma, poi, scusate tanto, forse sono io che sono un totale analfabeta
giuridico, ma anche se le cc non dicessero apertamente che non vanno contro
il diritto e le leggi, andrebbero contro il diritto e le leggi?
Ossia: se le cc nulla dicessero sul fatto che non vogliono limitare fair
uses ecc., li limiterebbero? Si potrebbe interpretare che li limitino???

Allora scusate, se io scrivo all rights reserved e non dico nulla sugli usi
liberi per legge sto andando contro il diritto? Si potrebbe intendere che io
vada contro il diritto???

Allora tutto il mondo va contro il diritto???

A me, francamente, paiono affermazioni prive di ogni fondamento proprio dal
punto di vista del diritto... ma se c'è qualcuno in grado di spiegarmele...
ringrazio anticipatamente.

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Tratto da qui:
http://www.minotti.net/2008/03/24/dei-diritti-e-dei-doveri-dello-stare-in-rete

Io non ho mai amato le licenze Creative
Commons<http://www.creativecommons.it/>;
o, meglio, non ho mai compreso la cieca adesione fideistica manifestata
specie dai blogger. Ed io non sono stato eccezione: con il recente passaggio
a Wordpress (ma perché esiste un movimento che ha una pecetta segnaletica
"No Wordpress"?) le ho messe anch'io per quel fondamentale e
imperdonabile errore che si chiama omologazione e che mi ha fatto perdere di
vista la mia cultura giuridica. Alzi la mano chi sa veramente cosa
significano queste licenze (e le "cugine" GPL), quali sono le basi e le
conseguenze giuridiche. Pochi, direi, e ditemi pure presuntuoso. Non si
parla di cose banali. Come se io mi mettessi a discutere di specifiche W3C
(che competono più i tecnici).
Sebbene le licenze Creative Commons rappresentino una comoda (in prima
battuta) standardizzazione, mi pento di averle messe e vi spiego anche il
perché.

Piaccia o no - ed è questo il punto fondamentale - in Italia abbiamo una
legge sul diritto d'autore. L'autore può derogarvi, ma soltanto
parzialmente.
In un momento in cui si discute dell'attuazione del comma 1-bis) dell'art.
70 l.d.a. (tema molto caro alla blogosfera) rischiamo di dimenticare i
diritti altrui, quelli di chi fruisce delle opere o che ci lavora. È
paradossale, azzardo anche un "ipocrita".

Se è vero che le limitazioni al diritto d'autore riguardano,
prevalentemente, gli usi personali (chiamiamoli *fair uses*, se volete
essere alla moda e guardare, a tutti i costi, al diverso diritto
nordamericano), esistono eccezioni anche per chi persegue lo scopo di lucro.

La legge sul diritto d'autore le disciplina a partire dall'art. 65 e mi
sembra chiaro che, pur evidenziando alcuni dati dell'opera, nessuno può
impedire un link e la riproduzione di un titolo.
Eppure, una lettura non corretta (non conforme alla legge, che comanda
sempre nel contrasto) delle Creative Commons può portare alla paradossale
conclusione che esse non garantiscono sempre la libera circolazione del
sapere, ma, al contrario, talvolta la limitano per giunta - vale la pena di
ribadirlo - in contrasto col nostro ordinamento.



Ciao,
Riccardo
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