[Community] share music o cc commerciale no derivate

Micaela Gallerini mat.r.gl a gmail.com
Mer 30 Lug 2008 18:27:43 CEST


2008/7/28 Simone Aliprandi <simone.aliprandi a gmail.com>:

> In effetti... copyleft non significa gratis. Lo si è detto in mille salse.
> Ma usciamo un attimo dal teorico e ragioniamo un po' sul caso pratico.
> Il musicista in questione può legittimamente mettere in vendita i
> brani on-line a 2 euro ciascuno (beh, anche se... considerando che
> brani di artisti di fama internazionale vengono venduti a 99 cent...
> mi sembra un prezzo alto). Non c'è nessun problema derivante
> dall'applicazione della licenza.

chiedo scusa per il ritardo, avevo un po' di e-mail in arretrato.

A dire il vero non sono entrata sul lato commerciale della cosa, anche
se pure a e era sembrato un po' altino il prezzo, ma se ha specificato
che era fittizio, nessun problema al riguardo.

> Ma un primo acquirente potrebbe prendere tutta la playlist scaricata a
> pagamento e metterla su un suo sito personale (quindi nell'ambito di
> un progetto a scopo non commerciale) scaricabile gratuitamente. Pur
> essendo io un fautore del commercio equo, etico e solidale... credo
> che, se posso scaricare dei brani a pagamento su un sito e su un altro
> sito posso scaricare gli stessi identici brani gratis, scelgo la
> seconda ipotesi. Soprattutto perchè lo sto facendo nella piena
> legalità, vista la licenza con cui i brani sono distribuiti.
> Quindi più che un discorso giuridico/teorico è un discorso di economia spiccia.

Penso anche io, nel caso specifico il suo discorso fila alla
perfezione anche perchè si parla di prodotto digitale, per cui di
difficile controllo dopo la vendita, anche se mi sembra un po' strano
che qualcuno acquisti un prodotto per poi metterlo gratuitamente
online, su un sito o in p2p, vero però che la mentalità porta a
pensare se posso averlo gratis perchè pagarlo, ma a questo punto non
si capirebbero i risultati di un famoso gruppo inglese (non ricordo
più il nome, non ho memoria per i nomi dei cantanti perdonatemi) che
qualche mese fa ha promosso il suo nuovo album sul web in barba alla
casa produttrice abituale, facendo pagare una canzone 1€ ed ha
guadagnato più che se avesse pubblicato la playstation con la casa
produttrice e sicuramente qualcuno dopo l'acquisto avrà girato
amorevolmente su p2p.
Poi se vogliamo possiamo far altri esempi di altro tipo, per esempio
OpenOffice fattura milioni ormai, eppure non c'è l'obbligatorietà a
pagare il prodotto, c'è sicuramente l'utente che paga e chi non può
permetterselo non paga, con ciò però non significa che sia
completamente inutile il discorso.
Secondo me, manca proprio la cultura del copyleft o opensource che
sia, mi spiego meglio. Se vede all'estero, scaricano anche da p2p ma
poi acquistano se il disco piace o se vedono comunque una possibilità
di pagare, danno il loro contributo, come dimostrato sopra, vale per
qualunque prodotto, musica, programmi, libri, immagini, foto o altro.
Danno più valore al lavoro altrui, se è meritevole naturalmente.
In Italia si pensa più come ha detto lei, se c'è qualcosa che è gratis
la prendo gratis ed anche se ho la possibilità di pagarla e ne ho le
possibilità economiche se posso evitare evito e non pago.
Il signore dovrebbe sapere ora come sono le cose, lo abbiamo avvisato
cosa può succedere e cosa no e penso potrà decidere la mossa economica
migliore...;)

-- 
"in the dreamland the blue angel show the time..."
Rashna
Micaela Gallerini



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