[Community] [cc-it] Segnalazione: "Come utilizzare una licenza Creative Commons e guadagnare dalla libera circolazione della propria opera?"
Nicola A. Grossi
nag a area01.org
Lun 14 Lug 2008 18:21:24 CEST
Hai ragione, dobbiamo metterci d'accordo sul termine "intermediario".
E' importante perché c'è effettivamente il rischio che sorga del fud
(del resto, come la pubblicità ci insegna, i parassiti si annidano negli
angoli più nascosti, insomma, tendono a mimetizzarsi).
Intermediario è chi gestisce i diritti altrui sulla base di contratto,
non è chi fornisce gratuitamente i mezzi tecnologici per distribuire, a
vario titolo, la musica.
Quindi, una piattaforma in cui domanda e offerta si incontrano non è un
intermediario, è uno strumento tecnologico
che ha proprio l'intento di eliminare gli intermediari. E chi gestisce
la piattaforma non è un intermediario, in quanto non svolge alcuna
attività di intermediazione come specificata due righe sopra.
Quand'anche il gestore della piattaforma vi inserisse pubblicità per
avere un certo ricavo economico o facesse pagare una quota di iscrizione
(quindi non è detto che il gestore debba essere un'opera pia), non
svolgerebbe anche in quel caso alcuna attività di intermediazione.
Ma attenzione, intermediari sono anche i soggetti che si occupano di
rappresentare gli interessi altrui.
Quando CC dice "diventa creativo, è semplice quando salti gli
intermediari" (http://it.youtube.com/watch?v=mIjlOCJr9IU), fa
riferimento proprio
al fatto che, come dicevo, se l'autore dispone di certi strumenti
giuridici, non serve - ti cito testualmente - "l'intermediazione di una
label specializzata in music licensing, una sociètà specializzata in
diffusione in esercizi pubblici e privati ed un avvocato esperto e
propositivo".
Le CC sono nate proprio per eliminare questi intermediari. ;-)
bye
nag
Davide d'Atri ha scritto:
> mi sembra che stiamo giungendo ad un punto d'incontro comune. Nel
> senso che anche tu riconosci che che all'artista indipendente servano
> iniziative di intermediazione: "Innovative sarebbero quelle
> piattaforme in cui domanda e offerta si incontrano".
>
> Ora mi pare che ci sia un problema con la parola "intermediazione".
> Facciamo l'ipotesi che qualsiasi piattaforma che metta in
> comunicazione domanda ed offerta possa essere considerata un'attività
> di intermediazione. A questo punto myspace può essere considerato un
> intermediario. Così come potrebbe essere considerato un'attività di
> intermediazione un programma file sharing (attraverso la sua
> intermediazione tecnologica users sono connessi e possono condividere)
>
> A questo punto è solo un problema di individuare quali intermediari
> sono più o meno efficienti, più o meno equi, più o meno sostenibili
> nel lungo tempo. A questo punto diventa solo un porblema di essere
> realistici e con foglio excel alla mano calcolare eventuali surplus
> (se proprio vogliamo fare i conti in tasca a i business).
>
> In sostanza quello che voglio dire è che le attività di
> intermediazione sono costose e più tecnologiche sono (o lavoro
> intensivo) e più costose diventano. é forse quindi troppo
> semplicistico dire che quell'intermediazione o quell'altra
> intermediazione siano più o meno parassitarie. Bisognerebbe analizzare
> a fondo i differenti business model.
>
> Myspace genera pubblicità per l'artista indipendente ma non guadagni
> (almeno non direttamente). Altri intermediari generano guadagni e meno
> pubblicità.
>
> L'importante è che ci sia scelta per l'artista in modo da rispettare
> le loro esigenze. Certo è che tecnologie e lavoro umano a disposizione
> dell'artista vanno in qualche modo remunerate.
>
> IN passato i "parassiti" erano presenti in quanto c'era oligopolio o
> addirittura monopolio. Per fortuna grazie a gli "intermediari del web"
> le cose stanno cambiando.
> Davide
>
> 2008/7/14 Nicola A. Grossi <nag a area01.org <mailto:nag a area01.org>>:
>
> Per rispondere a TUTTA LA LISTA, utilizzate il comando 'Rispondi a
> tutti' o 'Rispondi alla lista';
> con il comando 'Rispondi', invece, risponderete solo all'autore
> del messaggio.
> -------------------------------------------------------------------
> Francamente io il nuovo non lo vedo. Non voglio essere polemico a
> tutti i
> costi ma davvero non lo vedo.
> Vedo semmai il rinnovamento del vecchio sistema "parassitario", in
> cui una
> catena di intermediari si frappone tra l'autore e gli utilizzatori.
>
> Che senso ha oggi, per l'autore, con gli strumenti che ha a
> disposizione
> (possiede infatti i mezzi di produzione, di diffusione e anche,
> grazie alle
> licenze modulari, di gestione),
> farsi sfruttare da una net-label del tipo descritto da liberius?
> Chissà come
> si chiamerebbe marxianamente il surplus di cui beneficiano questi
> intemediari... ultrasurplus? :-)
>
> Innovativo sarebbe semmai, come nello spirito (originario? spero
> di no) di
> CC, che l'autore gestisse direttamente i rapporti con gli
> utilizzatori,
> senza intermediari di sorta.
> Innovative sarebbero quelle piattaforme in cui domanda e offerta si
> incontrano e l'autore riesce a gestire i propri interessi senza
> intermediari.
> Mancano forse i mezzi tecnologici?
>
> Quello sarebbe il vero 2.0 in questo campo.
> Però non possiamo aspettarci questa rivoluzione dai commercianti.
> Loro si
> occupano dei propri sacrosanti interessi.
>
> Dopodiché bisogna anche tenere presente un dato di fatto: le
> scelte degli
> artisti c.d. emergenti.
> Non possiamo pensare che gli autori siano acefali. Possiamo anzi
> dire che
> scelgono nel proprio interesse.
>
> Quanti giovani artisti italiani si rivolgono alle net-label?
> Pochissimi.
> Perché?
> Ci sarà pure un motivo, no?
>
> E invece tutti hanno un myspace.
>
> Allora l'interesse primario è evidentemente quello di farsi
> conoscere, non
> quello di fare "affari" con una net-label.
>
> Quindi stiamo attenti a confondere l'innovazione con il
> rinnovamento del
> vecchio paradigma economico. :-)
>
> Innovativo è qualcosa che rivoluziona un sistema, non qualcosa che
> trova il
> modo di salvarlo.
>
> Innovativo è, ad esempio, il copyright 2.0 di cui parla Ricolfi.
>
> Poi si può discutere sull'opportunità di quel copyright 2.0, ma
> non c'è
> dubbio che si tratta di innovazione.
>
> Infine, resta da chiederci, chi cura gli interessi dell'autore
> fuori dal
> giro di affari delle net-label?
>
> Ecco che ritorna la SIAE, e le net-label tutte intorno.
> No, per carità, voglio scendere. :-)
>
> bye
> nag
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