[Community] Re: Vendere "opere CC" su FAIRCOPY: chiamate il Trio Medusa!

s*phz scarph a autistici.org
Dom 18 Set 2005 13:01:12 CEST


Nicola A. Grossi ha scritto:

> Io, che ho già dichiarato di non avere nulla di personale nei confronti 
> di Lorenzo, gli ho consegnato simpaticamente il Tapiro d'Oro per creare 
> una discussione sul tema delle prospettive economiche dell'open content:
> e, come avrai notato, è di questo che io, De Tomasi, Glorioso... 
> vorremmo discutere. 

...non mi sembra assolutamente fosse di questo che si parlava nelle tue 
mail precedenti...cmq...

> Se vuoi aggiungerti anche tu alla discussione, 
> raccontandoci magari della tua "sana" esperienza di vendita, credo che 
> sarebbe cosa buona e giusta.

...non ho nulla da raccontare in merito ad esperienze di vendita, 
perche' non ho mai venduto nulla...se ti riferisci al CD del Giardino 
Violetto, puoi rivolgerti direttamente all'etichetta che lo ha stampato 
e che lo sta vendendo e che ha avuto quel materiale come amichevole 
omaggio...Io purtroppo non sopravvivo facendo musica, faccio un altro 
lavoro che mi occupa buona parte della giornata e non mi permette di 
dedicarmi come vorrei alle cose che mi piacciono. E come me vivono buona 
parte delle persone che conosco che si occupano di open-content, 
copyleft e compagnia cantante...questo a volte puo' diventare un 
problema, nel senso che purtroppo l'energia e l'attenzione umana sono 
una risorsa finita e se uno deve occuparne una parte sostanziosa per 
garantirsi la sopravvivenza quotidiana alla fine ne rimane ben poca per 
l'investimento libidinale e il copyleft diventa un giochetto per 
bambini. Il post che ho forwardato riguardava questo tipo di problema. 
Io ho espresso piu' volte la mia posizione: credo che quando 
l'investimento libidinale, il godimento, si trasfoma in attivita' 
lavorativa, in produzione di valore, cambia di segno e diventa 
autosfruttamento. Penso che la differenziazione marxiana tra lavoro ed 
attivita' sia tuttora valida e penso che vada rifiutato il lavoro e 
amplificata l'attivita'.
Ho provato a sistematizzare questa questione in uno scritto che, se puo' 
interessare qualcuno, potete trovare qui:
http://www.scarphrec.org/documenti/autoproduzioni.pdf
Comunque il succo del problema e' come riuscire a sopravvivere cercando 
di non finire tra le pastoie del mercato...avete qualche idea in merito?
Le mie conclusioni a tal proposito sono che questa e' una questione, 
almeno per il momento, non risolvibile. Proprio perche' trasformare 
un'attivita' in un lavoro prevede un cambiamento sostanziale delle 
motivazioni, delle energie, del rapporto con il godimento...Quindi 
continuo a fare il mio lavoro di merda e a cercare di trovare il tempo 
per fare le cose che mi danno piacere...La questione pero' riacquista 
vigore se viene posta nei termini del messaggio che ho forwardato...

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''Molti dicono, a ragione, che non si vede proprio la differenza tra 
destra e sinistra, una volta accertato che le banche sono le vere 
amministratrici della politica.
Tuttavia, a mio modo di vedere, ci sono diversi gradi di profondita' 
nelle lotte. Esistono forme d'arte e d'informazione che mirano a creare 
consapevolezza critica. Vanno rispettate e, in qualche modo, retribuite. 
Anche perche' diversamente muoiono.
Ma sono robe apotropaiche, come l'aglio contro il vampiro. Lo tiene a 
bada, ma non l'ammazza.

Esistono poi progetti di lungo periodo che dovrebbero puntare a colpire 
seriamente lì dove fa davvero male. Cioe' l'ambito dei processi di 
produzione. In fondo questo e' quello che davvero ci  affascina del 
software libero. Stallman, ne sia o meno consapevole, ha conficcato un 
paletto nel cuore del vampiro''
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Io mi trovo abbastanza d'accordo, credo che siano i processi di 
produzione la vera posta in gioco, considerato il fatto che 
l'individualizzazione, la precarizzazione, l'immaterializzazione del 
lavoro, cercano di far collimare sempre di piu' il processo di 
produzione di valore con i processi di produzione di soggettivita'.
La pratica del copyleft puo' essere una delle variabili in grado di far 
vorticare follemente la ruota del capitalismo e portare i processi di 
produzione di soggettivita' in primo piano, gettando sullo sfondo la 
produzione di valore...questo potrebbe aprire la strada ad una 
ridefinizione etica dell'attivita' nel mondo occidentale. Se la 
quantita' di energia dedicata alla produzione di soggettivita', 
all'attivita' inutile ed infunzionale, comincia a superare quella 
dedicata al lavoro ne vedremo delle belle. L'etica dell'improduttivita' 
e della condivisione puo' concretamente mettere in crisi la 
forma-mercato. A quel punto sara' necessario ridefinire completamente la 
questione del lavoro e magari si apriranno delle strade per campare in 
maniera piu' piacevole.
ciao
scarph



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