[Community] Glorioso, ma siamo proprio sicuri che... ?
Andrea Glorioso
sama a miu-ft.org
Lun 25 Lug 2005 10:17:13 CEST
>>>>> "Nicola" == Nicola A Grossi <k2 a larivoluzione.it> writes:
> http://punto-informatico.it/p.asp?i=54276 Leggendo l'articolo di
> Glorioso sulle CCPL (che mi auguro contribuisca a chetare le
> acque e non a creare tzunami... perché la rete è come il fuoco:
> se ci soffi sopra, o lo spegni o lo alimenti),
Me lo auguro, anche se non ho dubbi che il mio articolo verra`
interpretato da alcuni come propaganda militarista di un venduto ai
poteri forti.
> la frase che più di ogni altra ha destato la mia attenzione è
> stata questa: "Poiché comunque la critica in questione è apparsa
> su Internet, devo a malincuore far notare che questo potente e
> meraviglioso strumento nasce (anche) grazie a cospicui
> finanziamenti del governo statunitense. Finanziamenti a scopo
> militare".
> Questo mi rende confuso perché ho sempre pensato che Internet
> non fosse *nato* per scopi *militari* ma per scopi *culturali*.
> E proprio qualche giorno fa, sulla rivista "Hacker Journal" ho
> trovato conferma a questo mio pensiero: "Quando raccontano che
> Internet è nata per scopi militari, non crediamogli. E' una
> sciocchezza. Il primo nucleo di Internet collegava non 4
> caserme, ma 4 università: California Los Angeles (UCLA), agosto
> 1969; Stanford Research Institute (SRI), ottobre; California
> Santa Barbara (UCSB), novembre; Utah, dicembre. Chi c'è stato,
> sa che le università americane sono i posti più antimilitaristi
> del mondo, e non parliamo del fatto che era il 1969, anno di
> piena protesta studentesca...".
> Come ho detto, sono confuso. Chi dice la verità? La dice
> Glorioso o la dice "Hacker Journal"? Io, fruitore di
> informazione, non lo so. Siccome il tema è importante e assai
> ricorrente (se permettete, con tutto rispetto, un po' più
> importante di Joichi Ito), forse sarebbe il caso che una delle
> due parti (Glorioso / "Hacker Journal") procedesse con una
> rettifica.
Le prime ricerche sui protocolli che avrebbero poi portato alla
creazione dello stack TCP/IP (su cui si regge tutta l'Internet di
oggi) furono finanziate dal DARPA (Defense Advanced Research Projects
Agency), parte del DoD (Department of Defence) del Governo Federale
degli Stati Uniti, istituito (con il nome di ARPA) nel 1958 con la
Direttiva 5105.15.
Lo scopo primario di ARPANET (il nome della rete che poi si sarebbe
evoluta in Internet) era quella di collegare i ricercatori *finanziati
dal DARPA* in modo da garantire una piu` rapida diffusione delle
informazioni *internamente* alla cerchia dei suddetti ricercatori.
Del resto, sarebbe stato alquanto strano che un'agenzia del
Dipartimento della Difesa finanziasse un programma di ricerca che non
avesse degli scopi prettamente militari.
Naturalmente occorre intendersi sul significato di "scopo militare".
La ricerca finanziata dal settore militare e le cui informazioni sono
ristrette (teoricamente) all'interno dell'ambito militare hanno, per
me, scopo militare.
Sul fatto che UCLA, SRI, UCSB e University of Utah fossero nel 1969
dei posti antimilitaristi e ricolmi di protesta studentesca non
commento, perche` francamente non saprei come controbattere (e non per
la forza dell'argomento).
> Altrimenti si fa disinformazione o propaganda... chiamatela un
> po' come vi pare.
> Per quanto riguarda invece le licenze e l'etica, che
> sembrerebbero appartenere a due mondi distanti e non
> interconnessi, per usare un'espressione internettiana, esistono
> "licenze etiche", come la "Developing Nations 2.0", che rivelano
> inevitabilmente una strategia politica. Non ci troviamo più
> davanti a una paio di forbici con le quali tagliarsi i capelli o
> uccidere una persona: ci troviamo davanti a un paio di forbici
> con la punta arrotondata (quelle che fanno usare ai bambini
> perché non si possano fare del male), con le quali possiamo
> soltanto tagliarci i capelli (lo so, è possibile uccidersi anche
> con le forbicine con la punta arrotondata: ricordiamoci che si
> tratta di una metafora). Se chi elabora una licenza infonde in
> essa un connotato etico (ma attenzione: anche la libera
> condivisione del sapere ha una valenza etica), allora non
> possiamo non attribuire all'autore della licenza (che non è un
> film dell'horror, la cui sceneggiatura solitamente non viene
> scritta da un mostro: insomma, non c'è relazione tra autore e
> contenuti del film) dei valori, un pensiero, un'opinione, una
> stategia politica: non possiamo continuare a vederlo come una
> macchina, un computer, un mero strumento. Creative Commons è
> dunque scesa in campo (come si dice in politica) e i sostenitori
> di Creative Commons, i commoners, sono anche sostenitori di
> quella strategia politica. E' un mondo difficile, come diceva
> una canzonetta qualche anno fa: e questo mondo non ha bisogno
> soltanto di norme, ma anche di giustizia (sono due cose
> diverse).
Io non ho sostenuto che le licenze Creative Commons non abbiano un
contenuto etico o ideologico. Questo e` vero per qualsiasi attivita`
umana (e forse anche non umana).
Quello che ho detto - e che continuo a sostenere - e` che non vedo
alcun nesso plausibile tra le attivita` di un membro del board di
Creative Commons e l'utilita` strategica, rispetto ai propri valori
etici e alla propria ideologia, delle licenze prodotte da Creative
Commons, soprattutto considerando che l'associazione Creative Commons
non e` in se` parte del rapporto derivante dall'utilizzo delle
licenze.
Saluti,
--
Andrea Glorioso sama a miu-ft.org +39 333 820 5723
.:: Media Innovation Unit - Firenze Tecnologia ::.
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