[Community] 1 Febbraio: impressioni a memoria
Michele C. Bottari
michele.bottari a creativecommons.it
Ven 11 Feb 2005 10:58:27 CET
Posto le mie *personalissime* impressioni sull'incontro del primo febbraio a
Roma avente oggetto "Scarichiamoli!".
Ovviamente, sarei grato a chiunque dei partecipanti volesse commentare,
correggere, puntualizzare, polemizzare.
Ciao,
Michele Bottari
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Michele C. Bottari
da un PC GNU/Linux
Creative Commons
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Martedì 1 febbraio i firmatari di Scarichiamoli! sono stati invitati al Senato per parlare della loro proposta, davanti al senatore Fiorello Cortiana e a Maurizio Zammataro dei Verdi. Ve li immaginate un gruppo di cyberattivisti, costretti ad indossare giacca e cravatta (solo gli uomini) e a confrontarsi con la politica italiana all'interno della sua sede più prestigiosa. Francamente, la tentazione di incatenarci al tavolo e gridare: "da qui non ci muoviamo più, potere alla rete" e cose del genere era forte, ma abbiamo resistito.
Il tavolo era vario e composito, da un lato i commoners,
Lorenzo De Tomasi, grafico, Creative Commons,
Marco Marandola, esperto in diritto d'autore, direttore editoriale Diritto e Cultura
Danilo Moi, Creative Commons
Michele Bottari, Creative Commons e Zeus News
Juan Carlos De Martin, Creative Commons
Flavia Marzano, UPI, Il Secolo della Rete
Dall'altro le istituzioni,
Fiorello Cortiana, senatore
Maurizio Zammataro, assistente parlamentare
Più una serie di associazioni, enti e persone interessate, a vario titolo al progetto,
Oriana Persico,
Marco Calvo, Liber Liber
Alberto Sanna, Progetto Sardegna Circolo Milano
Stefano Tulli, Centro Sociale Leonkavallo
Francesco Sellari, laureando Scienze dalla Comunicazione
Stefano Cardo, musicista
Andrea Capocci, Laser ricercatore
Gisella Belgeri, Cemat
Massimo Travostino, Affiliate Institutions
Ognuno ha portato le proprie istanze, le proprie opinioni, e il discorso stava per degenerare in un minestrone pieno di buone intenzioni e di idee molto confuse.
Ha iniziato la discussione il senatore Cortiana, con un'introduzione a largo raggio, dicendo sostanzialmente che "Scarichiamoli!" non potrà essere presentato nel corso della presente legislatura, causa la campagna elettorale già in corso, e le difficoltà a presentare un tale disegno di legge in maniera "bipartizan". Del resto la presenza di soli esponenti dei Verdi è un chiaro sintomo dell'interesse mostrato alla questione dall'intero arco costituzionale.
Zammataro, dal canto suo, ha evidenziato nelle parole "pubblico dominio" la chiave delle difficoltà del progetto. Secondo lui, infatti, la locuzione è un po' troppo forte e non salvaguarda i diritti morali, in particolare la paternità dell'autore. La proposta di Zammataro è quella di apporre all'opera finanziata dall'ente pubblico una CCPL.
Ha preso poi la parola Oriana Persico, chiedendo se l'azione politica che lei sta per intraprendere nei confronti delle lezioni universitarie del Consorzio Nettuno, non sia un buon veicolo pubblicitario per "Scarichiamoli". Le videocassette in questione, prodotte utilizzando fondi pubblici (RAI e Università), sono vendute nel mercato e i profitti sono incamerati da un consorzio privato che utilizza una discussa casa editrice privata per la distribuzione. Poi si dilunga nei paragoni tra CreativeCommons e il progetto Gutemberg.
Con l'intervento di De Tomasi, "Scarichiamoli" perde la centralità a favore di CC. Viene presentato il sito e la lista, e vengono fatte una serie di proposte legate più alle CC che al progetto in agenda. Tra le altre, una proposta di allungamento oneroso dei diritti d'autore (versione edulcorata della proposta cassata di Lessig).
Marco Calvo ha parlato (parecchio) sulla stessa falsariga, senza un accenno a "Scarichiamoli", ma con una valanga di proposte di legge, lasciando poi a Marandola il compito di verificarne la fattibilità (un esempio: abolire la SIAE).
Marco Marandola ha riportato la discussione su un terreno almeno compatibile con l'iniziativa. Per lo meno ha presentato un escamotage per dare un vestito semplice e chiaro alla proposta di legge: un addendum all'Art. 11 della legge del 22 aprile 1941 numero 633 e successive modifiche (legge sul diritto d'autore). Non si parla ancora di portale, ma qualcosa c'è.
Alberto Sanna si limita a presentarsi: da quel momento sarà il più corteggiato.
Danilo Moi riporta la discussione su binari di concretezza: l'iniziativa è quella presentata nel sito, magari va divisa in due, il portale e la legge. Non dobbiamo incaponirci sulle parole pubblico dominio, perchè quelle nel diritto USA hanno un significato non compatibile (cessazione dei diritti morali) con il nostro diritto. A ben vedere, tutto l'impianto delle CCPL risente delle storture del diritto USA, e sono quindi piene di bugs. Ciò le rende assolutamente inadatte ad essere citate da un articolo di legge, come obbligo per giunta. "Sia chiaro", Moi ha aggiunto, "che riconosco il valore *teorico e filosofico*
delle creative commons e della GPL, non per niente sono uno dei fondatori del sito it.CreativeCommons, ed uno dei principali animatori della lista. Ma un conto è la filosofia un conto è il diritto, e sotto questo punto di vista le CCPL soffrono l'impostazione americana." Se ci pensiamo, non sono le CreativeCommons ad avere problemi, ma sono proprio gli USA, o meglio i potentati che li governano, il cancro da estirpare per la salvezza del mondo. Meglio definire a priori a quali diritti l'autore deve rinunciare per godere del contributo determinante dell'ente pubblico.
Stefano Tulli porta di nuovo il tema fuori da "Scarichiamoli", al Leonka fanno ascoltare la musica senza pagare i diritti alla SIAE, rischiano penalmente in prima persona per principio, poi sono costretti a pagare cachet di 20.000 euro per Elio e le storie tese che vengono a fare i figi perché mettono gli mp3 sul sito.
Bottari, amante delle metafore, riprende "Scarichiamoli". Quando si profilava la guerra in Iraq, alle manifestazioni c'erano i pacifisti senza se e senza ma, quelli che dicevano " sì, la guerra va evitata con ogni mezzo, ma in casi estremi è necessaria", e quelli che dicevano "quanno ce vò, ce vò". Ma contro la guerra inutile erano tutti insieme a manifestare. Ora siamo in tanti e ognuno vuole dire la sua, chi fa l'estremista, chi il moderato, chi vuole cambiare le leggi, chi il mondo.
Ma non importa quali siano i nostri progetti, la nostra opinione sulla proprietà intellettuale, la squadra di calcio per cui tifiamo: troviamo una piattaforma comune e portiamola avanti. A quanto pare sul portale ci troviamo tutti d'accordo, resta da vedere il pubblico dominio.
La proposta di Moi, che parla di "accesso libero", potrebbe essere condivisa da tutti.
Del resto, una legge può imporre *di* rendere le opere accessibili a tutti, ma non *come*. Il Comune di Roma, che blocca il traffico, non può dire che possono circolare solo le "Punto GTZ" del 2004, ma può fissare dei parametri tecnici (Euro 4, per esempio). Così la legge non può imporre all'autore di licenziare la sua opera con la CCPL By NC o la GNU GPL, o chissà cos'altro (ciascuno può crearsi a piacimento una licenza, anche questa è libertà). La natura volontaria e pattizia delle licenze free non si presta ad essere imposta per legge.
Bottari non è d'accordo nemmeno con Cortiana, che chiedeva di attendere un eventuale governo Prodi, perchè la legge può essere largamente condivisa anche dalla destra, magari non da Urbani che è chiaramente sensibile alle pressioni delle major, ma che qualcuno di destra veda di buon occhio la messa a disposizione di opere prodotte con le tasse dei contribuenti, non è ipotesi peregrina. Per non parlare dell'idea del portale, che può avere detrattori solo in chiara malafede.
Cortiana conferma: ha parlato con Alemanno, e pare che AN sia favorevole alla proposta.
Secondo De Martin la legge può essere studiata in vari modi, come modifica dell'art. 11 del diritto d'autore, o con un dettato ad hoc, ma l'iniziativa ha valore simbolico, e sarà un successo non se diverrà legge, ma se riuscirà a muovere l'opinione pubblica. Per questo va espressa nella forma più semplice possibile, per raccogliere adesioni in rete e non, poi ci penseranno i tecnici e legulei a mettere a terra la potenza.
Poi con Marzano il discorso ha preso una piega SW, Cardo si è lamentato della scarsa performance delle licenze e l'avvocato Travostino ha ammonito tutti sulla difficoltà di fare leggi, e che servono gruppi di studio e anni e anni di lavoro, bisogna pensarci bene. Quindi tutti i nostri sforzi sono inutili: le leggi non le fa il popolo, la rete, le persone. La legge la fanno i dottori, dopo attenti studi e tante e lunghissime riunioni.
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