Appello comune agli Stati dell’Unione europea e agli istituti culturali per la liberalizzazione dell’uso delle immagini del patrimonio culturale in pubblico dominio

C.W. Eckersberg (1783-1853)
Veduta di Roma dalle arcate del Colosseo (1815)
Copenhagen, Statens Museum for Kunst (SMK), inv. KMS3123
Public Domain
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L’emergenza Coronavirus ha contribuito notevolmente alla riscoperta della centralità della rete e del digitale nel comunicare al pubblico il patrimonio culturale. Proliferano infatti in tutto il mondo iniziative di istituti culturali volte ad offrire libero accesso alle risorse digitali in rete per superare le distanze fisiche imposte dalle misure di contenimento del contagio. 

Si tratta di esperienze di cui sarà fondamentale fare tesoro anche dopo la fine dell’emergenza, per rilanciare l’imprenditoria culturale, l’industria creativa, il turismo, nonché l’attività di studio e la ricerca scientifica. La proposta, qui sintetizzata, muove esattamente in questa direzione, al fine di favorire la libera circolazione delle immagini di beni culturali pubblici non più protetti dal diritto d’autore.

Il libero riuso dell’immagine si rivela infatti uno straordinario strumento di innovazione, in quanto favorisce l’editoria culturale (e quindi anche la ricerca scientifica), l’industria creativa e offre nuovi stimoli al settore della moda e del design. Può inoltre giocare un ruolo importante nell’ambito del restyling grafico degli interni di infrastrutture, mezzi e aree pubbliche migliorando le condizioni di decoro urbano, nonché può dare impulso all’imprenditoria turistica nelle realtà meno visitate e alle più diverse forme di iniziativa economica. Il libero riuso rappresenta infine un modo per dare attuazione concreta a due principi fondamentali: “il patrimonio è di tutti” e “la cultura può essere un volano per lo sviluppo economico”.

Questi principi hanno ispirato un numero crescente di istituti culturali in tutto il mondo, come la Library of Congress o la New York Public Library, il Getty Research Institute, il Rijksmuseum, la Biblioteca Nazionale di Spagna, il Museo Nazionale di Stoccolma e la Galleria Nazionale di Danimarca (che ha adottato lo slogan: It’s your cultural heritage. Use it!), i quali hanno scelto di rendere scaricabili dai propri siti web le immagini ad altissima risoluzione delle opere in pubblico dominio contenute nelle collezioni per incentivare il libero riutilizzo dell’immagine per qualsiasi fine, anche commerciale. Le trasformazioni radicali che il digitale ha prodotto nella nostra società ci invitano dunque ad abbandonare i tradizionali paradigmi “proprietari”, in favore di una visione del patrimonio culturale più democratica, inclusiva e orizzontale. 

In molti casi si riscontra che le entrate provenienti dalla vendita delle immagini o dai canoni applicati sul riuso commerciale delle stesse, siano irrisorie se non addirittura inferiori alle spese di gestione dell’e-commerce o del meccanismo concessorio. Per contro, gli istituti che adottano un approccio aperto godono di importanti benefici in termini di marketing, di maggiore afflusso di turisti e, in generale, di maggiore capacità di attrarre finanziamenti pubblici e privati. Infine, la libera circolazione di immagini, anche per scopi commerciali, può agevolare la creazione di lavoro e redditi in un’economia circolare che, a sua volta, si traduce in maggiori introiti nelle casse dello Stato nell’ambito della fiscalità generale.

Un’occasione importante per agire in questa direzione è oggi offerta dall’art. 14 della direttiva 2019/790/EU, il quale rimuove i diritti connessi sulle immagini riproducenti opere delle arti visive di pubblico dominio qualora “l’atto risultante dalla riproduzione non costituisca di per sé opera originale”.

Un’implementazione di tale disposizione nel senso più ampio possibile, che tragga cioè ispirazione dalle linee guida diffuse da Communia (https://www.notion.so/DSM-Directive-Implementation-Guidelines-45233be9c0e143338860ae5a03118bf3), sarà determinante per promuovere il libero sviluppo della cultura, della creatività, del turismo culturale e, in generale, di tutte le attività economiche che possono trovare beneficio dalla libera diffusione delle immagini del patrimonio culturale, e per valorizzare lo spirito della normativa europea volta alla creazione di un mercato unico digitale in relazione al diritto d’autore e al pubblico dominio. In particolare la libera circolazione delle immagini di beni culturali in pubblico dominio consentirebbe agli istituti culturali pubblici di perseguire pienamente le proprie finalità istituzionali.

Alla luce di queste premesse e della necessità di rilanciare i settori della ricerca, del turismo e dell’industria creativa piegati oggi dall’emergenza Covid, rivolgiamo questo appello agli Stati membri affinché recepiscano il principio enucleato dall’articolo 14 nel modo più ampio ed armonizzato possibile, favorendo l’adozione generalizzata da parte degli istituti culturali delle  licenze aperte per il libero riuso, per qualsiasi scopo, delle immagini del patrimonio. 

In particolare, nel caso di riproduzione fedele di opere delle arti visive che sono riconosciute in pubblico dominio in tutto il mondo, incoraggiamo gli istituti culturali ad applicare lo strumento del Public Domain Mark (PDM) o, in alternativa, CC0 se ci sono dubbi sul fatto che la riproduzione sia ancora soggetta a copyright in qualche Stato; mentre, nel caso di riproduzione originale di opere delle arti visive in pubblico dominio, sollecitiamo i predetti istituti, qualora titolari dei diritti d’autore, ad adottare lo strumento CC0.

Da ultimo, qualora i suddetti istituti non siano i titolari dei diritti sulla riproduzione creativa, riteniamo fondamentale che essi si adoperino, attraverso l’adozione di specifici accordi con i titolari stessi, per il rilascio delle riproduzioni con CC0.

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ENGLISH VERSION:

Common appeal to the EU Member States’ competent Ministers and European Cultural Institutions (museums, libraries, archives, galleries, and archaeological sites) for the free reuse of the images of cultural heritage in the public domain

The Coronavirus emergency has led us to rediscover the centrality of the Internet and the digital space in enhancing knowledge about Cultural Heritage among the public. All over the world, Cultural Institutions are implementing numerous initiatives to offer free access to digital resources on the web, to overcome the physical distance imposed by contagion control measures. 

These experiences will be even more fundamental after the end of the emergency, to relaunch cultural entrepreneurship, creative industry, tourism, and research activities. The proposal summarized here moves exactly in this direction, by aiming to promote the free diffusion of images of public cultural heritage no longer protected by Copyright Law.

The free re-use of images is an extraordinary lever for innovation, as it favours creative industry and cultural publications (and therefore scientific research), as well as offers new incentives to sectors such as fashion and design. Further, the use of these images can improve urban decorum (supporting the graphic restyling of the interiors of infrastructures, vehicles, and public areas), boost tourism in less visited places, and give impulse to different forms of economic initiative. Moreover, it is a way to enact two fundamental principles: “Public Heritage belongs to everyone” and “culture can be a driving force for economic development”.

Those principles have inspired an increasing number of Cultural Institutions around the world, such as the Library of Congress, New York Public Library, Getty Research Institute, Rijksmuseum, National Library of Spain, Stockholm’s Nationalmuseum and the National Gallery of Denmark – SMK (which adopted the slogan: It’s your cultural heritage. Use it!). These institutions decided to make available from their websites high-resolution images of their collections, with the aim of incentivizing the free re-use of those images for any intended purpose, including commercial ones. The radical transformations that digital has produced in our society invite us to abandon traditional “proprietary” paradigms, in favor of a more democratic, inclusive, and horizontal vision of Cultural Heritage.

In many cases revenues from the selling of images or fees applied to their commercial use are negligible if not lower than the associated costs. On the other hand, the institutions which adopt an open approach experience gains in terms of increased marketing activities, a higher number of tourists, and, in general, improved attractiveness for public and private funds. Finally, the free sharing of images, including for commercial purposes, may lead to new jobs and incomes in a circular economy, which in turn will generate public revenues.

An important chance to move in this direction is now offered by article 14 of  Directive 2019/790/EU, which promotes the public domain removing related rights on reproduction of visual artwork into the public domain. The rule states that “when the term of protection of a work of visual art has expired, any material resulting from an act of reproduction of that work is not subject to copyright or related rights unless the material resulting from that act of reproduction is original in the sense that it is the author’s own intellectual creation”.  

An implementation of article 14 as broad as possible, inspired by Communia guidelines (https://www.notion.so/DSM-Directive-Implementation-Guidelines-45233be9c0e143338860ae5a03118bf3), is crucial for the development of culture, creativity, tourism, and all other economic activities that benefit from the free spread of Cultural Heritage images, and enhances the spirit of the European law in creating a single digital market for copyright and therefore for the public domain. In particular, the free reuse of images of cultural heritage in the public domain would allow Public Cultural Institutions to achieve their institutional purposes.

For those reasons and for the need to relaunch culture and research activities, tourism and cultural industry affected by the Coronavirus emergency, we appeal the Member States to implement principle stated by article 14 as broadly and harmonized as possible, encouraging the widespread adoption of open licenses for the free re-use, for any purpose, of Cultural Heritage images by Cultural Institutions.

Moreover, we encourage Cultural Institutions to adopt the tool of Public Domain Mark (PDM) for the faithful reproductions of visual artworks in the public domain worldwide, or CC0 dedication to the public domain, when there are concerns that the reproductions are subject to copyright in some territory and the Cultural Institution was the rights holder. 

In the case of original reproduction of visual artworks in the public domain, we ask Cultural Institutions to adopt CC0. At last, in the case where Cultural Institutions are not the right holders of the original reproduction of visual art works in public domain, we strongly recommend them, also with specific agreements with the rights holders, to promote the adoption of CC0

 

SOTTOSCRITTORI/SUBSCRIBERS

Organizzazioni/Organizations:

Creative Commons Italian Chapter

Creative Commons Austrian Chapter

Creative Commons Bulgarian Chapter

Creative Commons  German Chapter

Creative Commons Danish Chapter

Creative Commons Finland Chapter

Creative Commons French Chapter 

Creative Commons Polish Chapter

Creative Commons Slovenian Chapter

Creative Commons UK Chapter

AIB – Associazione Italiana Biblioteche (Italian Library Association) 

AISA – Associazione Italiana per la promozione della Scienza Aperta (Italian Association for the Promotion of Open Science)

ANA – Associazione Nazionale Archeologi (National Association of Archeologists)

ANAI – Associazione Nazionale Archivistica Italiana (National Association of Italian Archivists)

APRIL – Promouvoir et défendre le logiciel libre

ArcheoFOSS

Bibliotheca Hertziana – Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte

CIA- Confederazione Italiana Archeologi (Italian Archeologists Confederation)

Communia

Doc/it – Associazione Documentaristi Italiani (Italian Documentary Association)

Federculture – Federazione delle Aziende e degli Enti di gestione di cultura, turismo, sport e tempo libero (Federation of Companies and Management Bodies of culture, tourism, sport and leisure)

Free Knowledge Advocacy Group EU (Wikimedia)

Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights

ICA – International Council on Archives

ICOM Italia – International Council of Museums Italia

Rete Open Education Italia

Wikimedia Italia

#noisiamorete

 

Individui/Individuals:

Giada Cantamessa
Art Historian, curator of projects for the enhancement of Italian UNESCO sites

Donatella Calabi
Professor at the IUAV University of Venice

Daniele Manacorda
Professor at University of Roma Tre, Archeology Department

Mauro Matiddi

Guido Meli
architect, Regione Siciliana, Department of Cultural Heritage and Sicilian Identity, Referent of the Department BB. CC. and I.S. for the Law 77/2006 – Special Measures for the Protection and Use of Italian UNESCO Sites.

Giovanni Organtini
Physicist, Sapienza University of Rome

Agostino Riitano
Director Procida Italian Capital of Culture 2022

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Per sottoscrivere l’appello inviare una email a:
info-ccit@creativecommons.it 

If you are interested in subscribing the appeal, write an email to:
info-ccit@creativecommons.it 

 

 

 

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