Il presente articolo è la traduzione, a cura del Capitolo italiano CC, dell’articolo “Dr. Lucie Guibault on What Scientists Should Know About Open Access”, pubblicato il 27 marzo 2020 sul sito www.creativecommons.org
Intervista alla professoressa Lucie Guibault: cosa dovrebbero sapere gli scienziati sull’Open Access
di Victoria Heath e Brigitte Vézina
27 marzo 2020
In risposta all’emergenza sanitaria globale causata dal COVID-19, una serie di organizzazioni, pubblicazioni giornalistiche e governi hanno reso accessibili le ricerche correlate al COVID-19. Ad esempio, la National Library of Medicine degli Stati Uniti ha recentemente pubblicato il COVID-19 Open Research Dataset (CORD-19), una raccolta di letteratura sul coronavirus in formato leggibile dal computer con oltre 29.000 articoli disponibili per l’estrazione di testo e dati (TDM).
“Novel Coronavirus SARS-CoV-2,” by National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), rilasciata con licenza CC BY.
Queste iniziative non sorprendono, data l’urgenza della situazione. Nel nostro articolo “Now Is the Time for Open Access Policies—Here’s Why” [disponibile anche in italiano] spieghiamo perché l’accesso rapido e senza restrizioni alle ricerche scientifiche e al materiale educativo è necessario per superare la crisi. Tuttavia, anche se sono da considerarsi sicuramente apprezzabili le recenti iniziative di organizzazioni, editori e governi per rendere accessibili le ricerche sul COVID-19, crediamo fermamente che lo stesso tipo di condivisione dovrebbe essere applicata a tutte le tipologie di ricerca scientifiche. Non solo per il bene del settore pubblico ma anche per il bene della scienza. La scienza può funzionare correttamente solo se risultati, dati e approfondimenti sono resi disponibili con licenze aperte. “L’Universalità è un principio fondamentale della scienza”, spiega il consorzio per l’Open Access cOAlition S, “solo i risultati che possono essere esaminati, messi in discussione e, in caso, testati e riprodotti da altri possono essere definiti scientifici”.
In parole povere, la scienza aperta è il modo migliore per fare scienza. Ecco perchè CC raccomanda le seguenti pratiche per condividere la ricerca nel miglior modo possibile:
- Nessun periodo di blocco affinché tutti possano avere accesso immediato.
- Utilizzo della licenza CC BY sugli articoli, in modo che rispondano ai requisiti del TDM.
- Utilizzo della licenza CC0 sui dati della ricerca, in modo che altri scienziati possano esaminare i risultati, discuterli e contribuire alla ricerca.
Per esaminare più approfonditamente il tema, oltre a fornire una guida specifica per ricercatori e organizzazioni scientifiche, abbiamo intervistato Lucie Guibault, esperta di diritto d’autore e proprietà intellettuale, professoressa associata presso la Schulich School of Law e direttore associato del Law & Technology Institute della Dalhousie University.
La conversazione, riportata di seguito, è stata leggermente modificata per esigenze di chiarezza e lunghezza.
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CC: Perchè è importante l’Open Access su ricerche e dati scientifici nei momenti di crisi?
Prof.ssa Guibault: Quando il tempo è una variabile essenziale come sta succedendo con la pandemia del COVID-19, i risultati della ricerca scientifica devono essere resi disponibili quanto prima affinché scienziati, politici e tutti i cittadini possano fondare il proprio processo decisionale su dati scientifici affidabili. Contrariamente al modello editoriale tradizionale, che impone dei paywall sulle pubblicazioni scientifiche o blocca per i primi 6/12 mesi la possibilità dell’autoarchiviazione (deposito di ricerche accademiche in un archivio online o un archivio aperto), l’Open Access consente l’accesso immediato e in tutto il mondo alle pubblicazioni accademiche. Le azioni basate su nuovi risultati possono essere immediate. Ad esempio, l’accesso aperto ad un cospicuo corpus di articoli, può certamente aiutare a ridurre la duplicazione del lavoro, ma soprattutto consente una facile attività di estrazione di testo e di dati (TDM), da cui conseguono nuove intuizioni e conoscenze. Attraverso l’estrazione di testo e di dati gli scienziati possono fare previsione sui luoghi geografici toccati dal contagio, su quando questo raggiungerà il picco, quale farmaco funzionerà, ecc.
CC: Perchè pensa che le organizzazioni stiano adottando politiche di Open Access in risposta alla crisi?
Prof.ssa Guibault: Ciò accade perché queste organizzazioni, nella loro stessa attività, hanno scoperto l’enorme vantaggio di avere un accesso immediato e gratuito a risultati scientifici attuali, replicabili, affidabili e verificabili, sulla base dei quali prendere decisioni ponderate e consapevoli. Questo non sarebbe possibile se i risultati della ricerca non fossero disponibili in open access, perché sarebbe necessario pagare, attendere la fine del blocco editoriale o basare le proprie decisioni su fonti meno affidabili.
CC: Qualora un’organizzazione fosse interessata ad adottare politiche di open access, quali misure dovrebbe implementare?
Prof.ssa Guibault: Le istituzioni, prima ancora di prendere decisioni in tal senso, dovrebbero iniziare acquisendo familiarità con i documenti di policy relativi all’open access. Gli amministratori dovrebbero leggere la Dichiarazione di Berlino sull’open access nell’ambito delle scienze e nelle discipline umanistiche, l’iniziativa sull’open access di Budapest e la Dichiarazione di San Francisco sulla valutazione della ricerca. Una volta approfondita la materia, dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di aderire alle predette dichiarazioni. Il passo successivo è quello di sviluppare una strategia realistica di implementazione.
CC: Che consiglio darebbe ai ricercatori che non conoscono o non sono convinti dell’Open Access?
Prof.ssa Guibault: I ricercatori che non conoscono o non sono convinti dell’Open Access dovrebbero prima di tutto approfondire i pro e contro di questo tipo di condivisione. Sicuramente è più facile per un ricercatore se l’istituzione per cui opera ha aderito alla Dichiarazione di San Francisco sulla valutazione della ricerca, perché questo garantirebbe la premiazione degli sforzi del singolo ricercatore nella pubblicazione di contenuti in Open Access. Se invece, l’istituzione non ha assunto una posizione definita in materia di Open Access, i ricercatori potrebbero essere più restii a pubblicare su riviste aperte, soprattutto se tali contenuti sono frutto di grandi spese degli autori. Tuttavia, costoro dovrebbero almeno cercare di autoarchiviare sempre le proprie pubblicazioni.
CC: Quale effetto pensa che avrà la crisi COVID-19 sulle politiche di Open Access?
Prof.ssa Guibault: Le politiche di Open Access sono valide già di per sé e non dovrebbe essere necessaria una catastrofe come quella causata dal COVID-19 per implementarle. Ma se così fosse, sarebbe una piccola consolazione.
Per ulteriori indicazioni sull’implementazione di politiche di open access e sull’utilizzo del CC License Suite, contattai all’indirizzo e-mail: info@creativecommons.org – siamo qui per aiutarti.