[Community] SCF e quelle faq così ambigue
dieeasy
dieeasy.moo a gmail.com
Gio 9 Ott 2008 14:05:44 CEST
Il giorno Thu, 9 Oct 2008 11:02:54 +0200
"Davide d'Atri" <davide a beatpick.com> ha scritto:
> Mi domando se i musicisti che utilizzano il sistemo filozero avranno
> un ritorno economico o pubblicitario diffondendo la propria musica in
> esercizi pubblici e privati.
Direi che un ritorno pubblicitario ce l'avranno per forza.
> ritengo che sia importante difendere sempre gli interessi degli
> artisti ed il valore della loro musica. La diffusione in esercizi
> pubblici e privati va giustamente condiderata un'attività
> commerciale. In quanto commerciale il musicista dovrebbe avere un
> ritorno diretto. O almeno dovrebbe provarci o dovrebbe essere in
> grado di concedere musica gratuita solo in particolari situazioni che
> il musicista ha piacere di privilegiare (vedi la gelateria
> fiordiluna).
Dire che la diffusione in esercizi pubblici va _giustamente_
considerata attività commericale trovo sia in contraddizione con la
tutela degli artisti e del valore della loro musica.
Per prima cosa se così fosse sarebbe in contrasto con l'eventuale
clausola NonCommerciale, in secondo luogo la musica è prima di tutto
arte e, particolare fondamentale, la cui paternità è dell'autore, che
ha tutto il diritto di decidere autonomamente se e come diffonderla.
Il compenso è solo una piccola componente della complessa equazione che
mette in relazione l'artista con il resto del mondo.
In particolare, "almeno dovrebbe provarci" suona molto poco commoner e
molto commercial.
Secondo me l'autore è in grado di concedere musica gratuita solo in
particolari situazioni. Più precisamente questa possibilità esiste
perché l'autore può scegliere una licenza CreativeCommons.
> Concordo certamente che i compensi richiesti da SIAE/SCF siano esosi,
> ingiustificati in quanto l'assistenza al cliente è inesistente ed
> erronei in quanto la divisione delle royalties attraverso SIAE/SCF fa
> si che il musicista indipendente prenda solo le briciole.
> Detto questo penso che il musicista abbia tutte la ragioni e, adesso
> anche i mezzi, per farsi pagare un giusto compenso che lui decide o
> sostituire questo compenso con un pò di promozione mirata (per
> promozione non intendo il semplice passaggio del brano ma molto di
> più...). Noi di BeatPick.com coscienti che non ci sono molti soldi
> disponibili per molte transazioni in determinati segmenti del mercato,
> ci stiamo muovendo in questo senso con la nostra nuova start up che
> aprirà a breve: SoundReef.com . L'idea è che il musista ma anche lo
> stesso utente possa scambiare musica per promozione mirata o per
> compenso economico.
I compensi SIAE/SCF, nel mio parere, non sono esosi; sono semplicemente
privi di fondamento quando parliamo di sistemi di distrubuzione che
utilizzano una tecnologia diversa da quella degli anni '50.
Oggi utilizzare la potenza di Internet e delle reti in
generale per distribuire opere porta sia gli autori sia i fruitori
nelle condizioni di avere accesso diretto ai canali di distribuzione.
Questo significa anche che i costi associati sono già stati pagati da
"il produttore" e "il consumatore"; trovo non ci sia spazio per terzi
incomodi, se non richiesto da entrambe le parti per ragioni
particolari. Le netlabel sono sicuramente punti di incontro importanti
e, come per praticamente tutto Internet, ce ne sono molte di _gratuite_
che offrono una vasta scelta di ottima musica.
Nello specifico caso di musica licenziata CC, compensi per la tutela
dell'artista o qualsiasi altra "scusa" sono ingiustificati.
> La logica del regalare tutto al commerciante non è che ci piaccia così
> tanto. Ci piace certamente regalare musica in festival, eventi,
> non-protif etc etc . Ma non è giusto non compensare il musicista se la
> banca all'angolo sta usando la sua musica.
> Ricordiamoci poi che la maggior parte dei musicisti creative commons
> usano la Attribution-ShareAlike-NonCommercial.
> voi che ne pensate?
A me "regalare" la musica piace anche come concetto, per quanto
regalare sia un termina decisamente infelice.
Credo che il punto fondamentale sia sempre la libertà da parte
dell'autore di decidede cosa fare delle sua opere e, quindi, obbligarlo
(direttamente o no) a ricevere compensi è una violazione di tale
libertà tanto quanto lo sono le imposizioni delle collecting societies.
> Davide d'Atri
Ovviamente tutto quanto ho scritto è una mia personale opinione.
Nicola Busanello.
--
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