[Community] Communities and Sharing economy

Nicola A. Grossi nag a area01.org
Ven 20 Giu 2008 04:13:46 CEST


http://www.sherpatv.it/sherpa/dettaglio_appuntamento.jsp?id=57543 

Dice De Martin:
"Il 99% della conoscenza dell'umanità è nel pubblico dominio".
Però omette di dire che gran parte delle opere nel pubblico dominio sono 
tuttavia soggette a diritti esclusivi.
Le opere di Mozart sono nel pubblico dominio, ma non lo sono necessariamente 
le registrazioni delle opere di Mozart.
Le opere di Dante Alighieri sono nel pubblico dominio, ma non lo sono 
necessariamente le traduzioni dei testi di Dante Alighieri (senza contare 
che la stessa impaginazione dei testi è oggetto di diritti esclusivi).
Le opere di Bernini sono nel pubblico dominio, ma non lo sono 
necessariamente le immagini che le raffigurano (per non parlare dei diritti 
dei musei: non potete andare a Villa Borghese e farvi
la vostra "copia fotografica" del Ratto di Proserpina).
Emblematica è la Torre Eiffel: non potete fotografarla di notte perché il 
sistema di illuminazione è sotto copyright.
Per cui, come si trasmette il sapere se è lo stesso mezzo di comunicazione a 
"portarsi dietro" diritti esclusivi (diritti che, oltretutto, si sta 
cercando di estendere temporalmente)?
Questo tema andrebbe affrontato e con estrema chiarezza. 

A quel punto potremmo incominciare a parlare di "sharing economy" e 
domandarci cosa accade quando un autore autorizza me, produttore di 
contenuti, a riprodurre la sua opera.
Non è forse nella perpetuazione di diritti esclusivi ottenuti a costo zero e 
con risorse umane altrui che si basa la "sharing economy"?
Altrimenti il guadagno come si ottiene? Un contentino all'autore, che già è 
contento della pubblicità che gli viene fatta, e il pranzo è servito. 

Questa impostazione (così come il "marketing della conoscenza", di cui si è 
parlato alla conferenza nazionale di cc.it) è molto distante dall'economia 
del dono (e - attenzione - l'economia del dono non è la dottrina della 
beneficenza).
Ma è anche distante - e questo forse ha un rilievo maggiore - dalla 
rivoluzione culturale di cui l'open content è espressione in potenza.
Il paradigma sinallagmatico (perdonate il parolone) resta fondato sul lucro, 
mentre sarebbe possibile fondarlo sull'etica, con vantaggio sia per il lucro 
individuale sia per l'evoluzione dei rapporti sociali.
Non giudico, non porto ideologie, ma è bene descrivere le cose per quello 
che sono e mettere i "puntini" sulle c, sulle p, sulle d... 

bye
nag



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