[Community] Parlando di DRM con Lessig
Nicola A. Grossi
k2 a larivoluzione.it
Dom 2 Apr 2006 19:13:43 CEST
Vi faccio una sintesi.
Ho chiesto a Lessig se vi sia compatibilità tra DRM (proprietario o
libero: è indifferente) e CCPL.
Mi ha risposto che la licenza restringe la libertà del licenziatario di
utilizzare DRM ma non quella del licenziante.
Ho preteso allora una risposta inequivocabile, e lui mi ha detto che per
il momento non c'è nulla che vieti al licenziante di utilizzare DRM.
Ha anche aggiunto che, però, si sono riservati la possibilità di
modificare la parte di licenza che tratta di DRM.
A quel punto ho ricordato a Lessig che *se il licenziante può usare DRM,
il licenziatario non può distribuire l'opera!* Se il licenziante usa
DRM, il licenziatario può distribuire (etc. etc.) soltanto una *copia
analogica* dell'opera (salva la possibilità ad esempio, di
rieseguire l'opera): se il licenziatario, come dicevamo, può applicare
un DRM privo di utili funzionalità, il licenziante può applicare un DRM
che *mortifica lo spirito della licenza* (è come se io rilasciassi la
mia opera con CCPL ma poi ti impedissi di "metterci le mani sopra"
perché non ho mai rinunciato all'esercizio esclusivo dei diritti
connessi: paradossale, ma vero).
La licenza, infatti, vieta al licenziatario di distribuire etc opere con
DRM (a prescindere da chi l'abbia applicato):
quindi, la teoria si scontra ancora una volta con la pratica e ne esce
con le ossa rotte.
Lessig mi ha allora comunicato che proprio adesso Creative Commons sta
prendendo in considerazione questa problematica.
Beh, io non lo so se Creative Commons si stia occupando di questo
aspetto proprio adesso, voglio crederci:
certo è che, come ho sempre detto, se quella clausola fosse meno
ambigua, ci saremmo risparmiati tutte queste discussioni.
Speriamo che la nuova versione della licenza metta la parola "fine" ai
nostri dubbi.
Ma al tempo stesso teniamo presente che la scappatoia rappresentata
dalla copia analogica è (non mi stancherò mai di ripeterlo)
una porta aperta al DRM.
Più in generale, dobbiamo constatare che c'è un aspetto ideologico che
riguarda il corpus mysticum (il bene immateriale) e un'aspetto economico
che riguarda il corpus mechanicum (il bene materiale): trovare un punto
di equilibrio tra questi due aspetti non è facile (e non è nemmeno detto
che debba essere trovato: vedi FSF), anche perché, venendo a compromessi
con l'economia è molto difficile preservare un'ideale
(l'idea di una trusted free computing platform non mi esalta proprio).
Da questo punto di vista Creative Commons deve ancora prendere una
decisione definitiva: speriamo che non ci deluda.
Saluti,
n.a.g.
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