[Community] Il marketing e la conoscenza: due facce di una medaglia di legno

Nicola A. Grossi k2 a larivoluzione.it
Lun 21 Nov 2005 14:39:08 CET


Posso dire la mia senza che nessuno si irriti?
Ok, speriamo.

Secondo me, l'impostazione marketing/conoscenza, più volte ribadita 
durante la conferenza, è un'impostazione sbagliata.
Ha un senso nel software libero, ma non nell'open content.
Come già ho avuto modo di dire, l'"economia free/open" si basa sul 
meccanismo del "libero per tutti": free/open non significa gratuito, ma 
quando un soggetto acquista un'opera free/open, ha poi la facoltà di 
regalarla a tutto il resto del mondo, rendendola, se ancora non lo 
fosse, gratuitamente ed universalmente accessibile. Uno acquista e mille 
scaricano gratuitamente.
Ma attenzione, se per il software libero (bene di tipo funzionale) il 
suddetto meccanismo è solito accompagnarsi, ad esempio, al contratto 
d'opera (in base al quale sta al committente optare o meno per una 
situazione di condivisione: quindi non è detto che quello che un 
programmatore libero crea poi diventi un bene comune... ed 
economicamente è un vantaggio per il programmatore, perché altri 
potenziali committenti potrebbero contattare il programmatore vedendo 
come funziona il suo binario) alla manutenzione, all'aggiornamento, alla 
consulenza, che rappresentano una fonte di guadagno fondamentale per un 
libero professionista o per un "imprenditore di se stesso", nell'open 
content (che riguarda beni di tipo espressivo) ci troviamo, invece, di 
fronte al mero "libero per tutti" (vendita di opera dell'ingegno: punto).
E' anche per evitare meccanismi (illegittimi) di "libero per tutti" che 
è sato inventato il DRM (che, inoltre, offre la possibilità di 
potenziare il mero sistema di vendita: fruizione "a tempo", "a numero" 
ecc.).

Allora di che marketing stiamo parlando?
E' vero che se un libro open content costa 15 euro io spendo di più a 
stamparmelo e dunque mi conviene acquistarlo?
Forse sì, forse no (nel mio caso no perché uso carta a basso costo, 
stampo i fogli da entrambi i lati, uso inchiostro a basso costo e stampo 
in "modalità economica/qualità bozza"... quindi spendo 4-5 euro non di più).
*Ma il fatto è che non è questo il punto!
*Se ragioniamo in questi termini (che appartengono alla logica del 
paradigma economico dominante), secondo me, non facciamo altro che 
mortificare il senso profondo dell'open content.

A mio avviso (ma mi sembra più una constatazione di fatto), da un punto 
di vista giuridico, l'open content si basa sulle c.d. *obbligazioni 
naturali*.
Le obbligazioni naturali fondano lo scambio non sul marketing ma sull'etica.
E' questa la straordinaria portata innovativa dell'open content: 
*economia ed etica non sono divisi, ma uniti*.
Si tratta di economia del dono, le licenze, contrattualmente, altro non 
sono che *donazioni modali*.
L'innovazione sta nel passaggio ad un tipo di economia nuova e al tempo 
stesso antica (tribale, direbbe Mauss).
Ecco la vera sfida, ecco la vera carica rivoluzionaria dell'open 
content: sconvolgere la società dei consumi dal suo interno, nelle sue basi,
nei suoi pilastri, che, di fatto, nemmeno alcuni "testimonial" (dal 
Gilberto Gil a Beppe Grillo) del mondo open mettono in discussione!
Se non si capisce questo, se non si avverte questa "carica 
rivoluzionaria", imho, non andiamo da nessuna parte:
nella migliore delle ipotesi useremo l'open per farci della pubblicità, 
per cadere nel paradosso o per fare propaganda politica.

Per usare un'allegoria, togliamoci le cravattine e riprendiamo la zappa: 
c'è da restare coi piedini per terra e ripartire da zero, tutti i giorni,
con costanza, ognuno nel suo orticello... altro che assetti 
internazionali... c'è da guardarsi dentro!


Saluti,
n.a.g.




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