[Community] Re: "Libera Cultura, Libera Conoscenza"

Andrea Bedini andrea a poisson.phc.unipi.it
Dom 6 Feb 2005 16:18:51 CET


On mer, 2005-02-02 at 23:36 +0100, Nicola Alcide Grossi wrote:
> mi sono chiesto in 
> che misura la libertà della cultura e della la conoscenza dipenda 
> dall'utilizzo di una licenza open content.

a mio parere il problema è mal posto. cosa intendi per libertà della
cultura e della conoscenza ? il vero problema è questo, capire cosa
intendiamo per "libero". la licenza open content avrà il compito di dare
a quello che noi intendiamo valore di legge.

> Dal punto di vista sostanziale, occorre mettere l'accento sul content: c'è 
> content e content (anche l'idiozia è un content).

e anche l'idiozia merita di essere libera :-)

> Dal punto di vista formale, occorre mettere l'accento sull'open; e allora mi 
> chiedo: "Noi siamo qui a parlare di libera cultura e libera conoscenza, ma 
> questi ideali come li abbiamo fatti nostri? Il full copyright e il non 
> utilizzo di Internet per buona parte della nostra vita quanto ha ostacolato 
> il formarsi del nostro sapere, la maturazione dei nostri principi di 
> libertà?". 
> In altre parole: le generazioni future saranno più libere e più colte di 
> quelle che sono cresciute senza Internet e le licenze Creative Commons?

io la vedo così : strumenti come internet hanno permesso una
circolazione del sapere qualitativamente e quantitativamente diversa da
quella possibile alle generazioni precedenti. ovviamente internet è solo
uno strumento e se le generazioni future sapranno/vorranno utilizzarlo
per un loro concetto di libertà (che qui *non* abbiamo definito) sarà
tutto merito/compito loro.

> Leggevo i dati del Censis (come gli italiani utilizzano Internet) e mi 
> ripetevo: "Ma tutto questo per chi lo stiamo facendo?". :) 
> L'uomo non è all'altezza delle proprie invenzioni:

questa mi sembra una massima un pò affrettata. se ti riferissi
all'invenzione della lavatrice, penseresti la stessa cosa ? se stessimo
parlando del motore a scoppio ? il problema è più complesso ... (penso)

>  per cui occorre u
> strategia che non punti agli ideali (che spesso sono un modo per scoprirsi 
> ipocriti :D) ma allo stomaco. E allo stomaco, purtroppo, non interessa 
> l'open content, allo stomaco interessa il freeware.
> Se un libro è gratis allora ci sono più possibilità che esso venga letto: è 
> il freeware che può cambiare *questo* mondo, non l'open content.

scusami non capisco il tuo elogio del freeware, il fatto che un opera
sia liberamente (ri-)distribuibile è un punto fondamentale sia delle
licenze creative commons sia delle licenze "libere" secondo la fsf.

qui si capisce perché insisto tanto sulla definizione di quello che
intendiamo per "libero". forse a un libro l'essere liberamente
distribuibile rappresenta quasi tutto quello che gli si può chiedere per
essere ""libero"". questo è il motivo per cui esiste la licenza cc
Attribuzione-NonCommerciale-NoOpereDerivate.

> Ma poi chi è quello scrittore (per fare un esempio), che abbia un minimo di 
> dignità, che modificherebbe l'opera di un altro scrittore per poi dire: 
> "Ecco qua il mio capolavoro!"?

questa domanda nasce da una tua idea precisa sulla nascita delle opere.
da una canzone si può riprendere un motivo per fare un altra opera
altrettanto originale, da una poesia un passo, un romanzo lo si può
scrivere a più mani, ecc ecc. il contributo di pinna è un ottimo esempio
di come il percorso con cui un opera viene concepita possa cambiare.

> Tutto funziona nella teoria, non tutto funziona nella pratica: pensiamo alle 
> macchine e alla legge, ma per favore, non dimentichiamoci di quell'animale 
> egoista, ipocrita, permaloso, bizzarro... chiamato uomo. 

io il mio animale l'ho mandato al riformatorio :-)

-- 
Andrea Bedini <andrea a poisson.phc.unipi.it>
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