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<html>
<head>
<meta http-equiv="content-type" content="text/html;
charset=ISO-8859-15">
</head>
<body text="#000000" bgcolor="#ffffff">
<br>
<meta http-equiv="content-type" content="text/html;
charset=ISO-8859-15">
<h1 align="CENTER"><b>Creative Commons 3.0, arrivano le licenze
italiane<br>
</b></h1>
<h3 align="CENTER"><b>Torino, 25 giugno 2011<br>
</b></h3>
<div class="im">
<div style="text-align: center;"><a moz-do-not-send="true"
href="http://creativecommons.it/3.0" target="_blank">http://creativecommons.it/3.0</a></div>
</div>
<blockquote>
<p align="justify"> </p>
<p align="justify">Le <a moz-do-not-send="true"
href="http://www.creativecommons.it/Licenze" target="_blank"><i>Creative
Commons Public Licenses</i></a> sono delle licenze di
diritto d'autore che si basano sul principio "alcuni diritti
riservati". Le licenze Creative Commons (CC) rendono semplice
per il titolare dei diritti segnalare in modo chiaro che la
riproduzione, la diffusione e la circolazione della propria
opera è esplicitamente permessa, indicando eventualmente a quali
condizioni (es. solo per uso non commerciale). La legge italiana
sul diritto d'autore - così come le corrispondenti normative
nazionali e internazionali - riconosce automaticamente al
creatore di un'opera dell'ingegno una serie di diritti e
permette al titolare di tali diritti di disporne. L'obiettivo
principale delle licenze CC è dunque quello di evitare i
problemi che le attuali leggi sul copyright e l'approccio "tutti
i diritti riservati" creano per la <b>diffusione</b> e la <b>condivisione</b>
delle informazioni, associando fin da subito ad un'opera una
serie di facoltà, che l'autore concede ai fruitori <a
moz-do-not-send="true"
href="http://creativecommons.org/choose/?lang=it"
target="_blank">rispondendo a semplici domande</a>.<br>
<span style="font-style: normal;"><span style="font-weight:
normal;"></span></span></p>
<div>
<div class="im">
<div>
<p align="justify"><span style="font-style: normal;"><span
style="font-weight: normal;">Oltre a milioni di utenti
della Rete, importanti realtà del panorama editoriale
italiano hanno deciso di diffondere i propri contenuti
sotto licenza CC. Il quotidiano torinese <i><b>La
Stampa</b></i></span></span><b><i><span
style="font-weight: normal;"></span></i></b><span
style="font-style: normal;"><span style="font-weight:
normal;">, dopo la scelta di <a
moz-do-not-send="true"
href="http://www.creativecommons.it/node/498"
target="_blank">pubblicare gli inserti</a> <i>TuttoScienze</i>,
<i>TuttoLibri</i> e <i>TuttoSoldi</i> sotto licenza </span></span>CC
BY-NC-ND<span style="font-style: normal;"><span
style="font-weight: normal;"> 2.5, </span></span><span
style="font-style: normal;"><span style="font-weight:
normal;">alla fine dello scorso anno</span></span><span
style="font-style: normal;"><span style="font-weight:
normal;"> ha rilasciato il proprio <a
moz-do-not-send="true"
href="http://www3.lastampa.it/archivio-storico/"
target="_blank">archivio storico</a> con la medesima
licenza. La stessa soluzione è stata adottata da <b><i>Il
Fatto Quotidiano </i></b></span></span><span
style="font-style: normal;"><span style="font-weight:
normal;"><i><b> </b></i>per la pubblicazione delle
proprie notizie e </span></span><span
style="font-style: normal;"><span style="font-weight:
normal;">dal settimanale <i><b>Internazionale </b></i>che
sfrutta le <a moz-do-not-send="true"
href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/"
target="_blank">licenze CC 3.0 unported</a>. </span></span><span
style="font-style: normal;"><span style="font-weight:
normal;">Anche le pubbliche amministrazioni, sull'onda
del movimento <a moz-do-not-send="true"
href="http://en.wikipedia.org/wiki/Open_data"
target="_blank">Open Data</a>, cominciano a
diffondere l'immensa quantità di dati a loro
disposizione utilizzando licenze CC: il portale <a
moz-do-not-send="true"
href="http://dati.piemonte.it/" target="_blank">dati.piemonte.it</a>
mette a disposizione le informazioni prodotte dalla <b>
Regione Piemonte</b> con licenza CC0, che equivale a
"nessun diritto riservato", o CC BY 2.5, che prevede
soltanto l'attribuzione della paternità dei contenuti,
lasciando agli utenti una notevole libertà d'azione e
riutilizzo (anche commerciale).</span></span></p>
<div>
<p align="justify">Secondo i dati diffusi dal progetto <a
moz-do-not-send="true"
href="http://monitor.creativecommons.org/Main_Page"
target="_blank">CC Monitor</a>, attualmente <b>l'<a
moz-do-not-send="true"
href="http://monitor.creativecommons.org/Italy"
target="_blank">Italia</a> si trova al terzo posto
per numero assoluto di licenze adottate (più di
5.500.000)</b>, alle spalle di <a
moz-do-not-send="true"
href="http://monitor.creativecommons.org/United_States"
target="_blank">Stati Uniti</a> e <a
moz-do-not-send="true"
href="http://monitor.creativecommons.org/Spain"
target="_blank">Spagna</a>. Tuttavia, il 43% di queste
licenze risulta essere del tipo più restrittivo (<a
moz-do-not-send="true"
href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/"
target="_blank">CC BY-NC-ND</a>), una percentuale che
ci colloca al trentottesimo posto su cinquantadue Paesi
monitorati per "libertà" delle licenze.<br>
<br>
</p>
<h3 align="center"><b>Elementi di novità</b></h3>
</div>
</div>
</div>
</div>
</blockquote>
<div>
<div class="im">
<div>
<blockquote>
<p align="JUSTIFY">Le licenze CC 3.0 in versione italiana -
oltre alla <b>traduzione nella nostra lingua</b> -
comprendono specifici <b>adattamenti al nostro sistema
giuridico</b>, nonché alcune novità come la menzione del
diritto di noleggio e prestito di copie dell’opera. In
generale, le revisioni introdotte dalla versione 3.0 hanno
determinato un processo di <b>armonizzazione</b>
attraverso cui <b>uniformare le soluzioni adottate a
livello internazionale</b>. Sul tema dei diritti morali
e della gestione collettiva, in realtà, il gruppo di
ricerca italiano aveva percorso i tempi, dettagliando
questi aspetti già nella versione 2.5 delle licenze. La
nuova versione introduce utili chiarimenti, rendendo le
licenze <b>ancora più chiare e legalmente "robuste"</b>.<br>
<br>
</p>
</blockquote>
<p align="JUSTIFY"> </p>
<h3 align="center"><b>Opere derivate e attribuzione<br>
</b></h3>
<div align="justify"> </div>
</div>
<blockquote>
<div>
<p align="justify">Un chiarimento importante è legato al
tema della creazione di opere basate su lavori dati in
licenza. La versione 3.0 sancisce che <b>il linguaggio
utilizzato dal creatore di un'opera derivata non deve in
alcun modo suggerire avvallo o sponsorizzazione
dell'autore originario</b>: questo elemento rende ancor
più facile preservare il prestigio e la reputazione degli
autori stessi. Non a caso, le modifiche in questione sono
state concordate anche con il prestigioso <b><i>MIT</i></b>,
che usa le licenze CC per la sua iniziativa <a
moz-do-not-send="true" href="http://ocw.mit.edu/"
target="_blank">OpenCourseWare</a>.<br>
<br>
</p>
</div>
<h3 align="CENTER"><b>Compatibilità delle licenze</b></h3>
</blockquote>
<div>
<blockquote>
<p align="JUSTIFY">Un ulteriore elemento di novità è legato
all'introduzione di licenze compatibili, in particolare
nel caso della licenza BY-SA (<i>Attribution Share Alike</i>):
gli sviluppi in questa direzione hanno consentito l'<b>uso
delle licenze Creative Commons in Wikipedia</b>, nella
quale la compatibilità è andata dalla licenza <a
moz-do-not-send="true"
href="http://it.wikipedia.org/wiki/GNU_Free_Documentation_License"
target="_blank">GNU FDL</a> alla <a
moz-do-not-send="true"
href="http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5/it/"
target="_blank">CC BY-SA</a>. Per ora, non sono state
individuate licenze pienamente compatibili con CC BY-SA
3.0, tuttavia la scelta di aprire alla possibilità di
individuare licenze compatibili è strategica. In
particolare, CC intende offrire agli utenti delle
community online la possibilità di mescolare a piacimento
i loro contenuti e sono in corso discussioni con varie
organizzazioni, che hanno sviluppato licenze "share alike"
per settori specifici (es. banche dati).<br>
<br>
</p>
</blockquote>
<div>
<h3 align="center"><b>Rinuncia al diritto sui generis sulle
banche dati</b></h3>
</div>
</div>
<div align="justify">
<blockquote>
<div>
<p>In Europa le licenze CC devono confrontarsi con il
cosiddetto diritto "sui generis" sulle banche dati.
Quest'ultimo, a differenza del diritto d'autore, finisce
per <b>proteggere il contenuto</b> dei database e per
questa ragione si tratta di una norma insidiosa, specie
in ambiti come la ricerca scientifica. <a
moz-do-not-send="true"
href="http://www.creativecommons.it/ScienceCommons"
target="_blank">Creative Commons Science</a> ha
sottolineato come l'esistenza di tale diritto su opere
scientifiche contenenti banche dati e rilasciate sotto
licenza CC rischiasse di vanificare completamente le
finalità della licenza stessa in ambito europeo.<b> Le
licenze CC 3.0 europee sono dunque caratterizzate
dalla completa rinuncia a far valere il diritto sui
generis sulle banche dati</b>: resta comunque tutelato
il diritto d'autore per quel che riguarda la struttura
della banca dati, assieme ad altre caratteristiche
“espressive” della stessa. Ma è garantito il libero
utilizzo dei fatti e delle informazioni contenute nella
banca dati.<br>
</p>
</div>
<div>
<p style="font-style: normal; font-weight: normal;">Riccardo
Luna, già direttore di <b><i>Wired</i></b>, magazine di
tecnologia e innovazione che utilizza per la sua
versione online le lincenze 3.0 unported, <a
moz-do-not-send="true"
href="http://mag.wired.it/rivista/storie/se-il-web-e-morto-il-copyright-cos-e.html"
target="_blank">sostiene</a> che le restrizioni del
copyright attuale «<b>danneggiano la circolazione delle
idee e della conoscenza</b> e limitano la possibilità
degli autori di farsi conoscere». A questo proposito, lo
stesso Luna riporta le parole del giornalista e
scrittore Cory Doctorow, che afferma: «Il mio problema
non è essere copiato, è essere ignorato». <br>
<br>
</p>
</div>
</blockquote>
</div>
<h3 align="center"><small><b>Che cosa è Creative Commons?<br>
</b></small></h3>
<blockquote>
<div align="justify"><small><a moz-do-not-send="true"
href="http://creativecommons.org/" target="_blank">Creative
Commons</a> è un'organizzazione no-profit fondata nel
2001 da <a moz-do-not-send="true"
href="http://www.lessig.org/info/bio/" target="_blank">Lawrence
Lessig</a> con sede a San Francisco, che sviluppa,
supporta e sovrintende alle infrastrutture tecniche e
giuridiche in grado di massimizzare la creatività, la
condivisione e l'innovazione, in particolare online. Per
favorire </small><small>il ricorso creativo a opere di
ingegno altrui, nel pieno rispetto delle leggi esistenti,
Creative Commons offre diverse articolazioni dei diritti
d'autore per artisti, giornalisti, docenti, istituzioni e,
in genere, creatori che desiderino condividere in maniera
ampia le proprie opere. Diventa così possibile, senza
essere esperti giuristi, adottare un modello "alcuni
diritti riservati", contrapposto alla rigida protezione
"tutti i diritti riservati" offerta automaticamente dal
diritto d'autore. L'attuale CEO di Creative Commons è <a
moz-do-not-send="true"
href="https://creativecommons.org/about/people#catherinecasserly">Catherine
Casserly</a></small><small>.<strong></strong></small><strong></strong></div>
</blockquote>
<div>
<h3 align="center"><small><b><b>Che cosa è Creative Commons
Italia?<br>
</b></b></small></h3>
</div>
<blockquote>
<div align="justify"><small><a moz-do-not-send="true"
href="http://www.creativecommons.it/" target="_blank">Creative
Commons Italia</a> (CCIT) è il gruppo di lavoro italiano
affiliato a Creative Commons e parte del progetto <a
moz-do-not-send="true"
href="http://wiki.creativecommons.org/CC_Affiliate_Network"
target="_blank">CC Affiliate Network</a>. Il gruppo di
lavoro volontario è formato da giuristi, tecnologi ed
altri esperti, che sin dal 2003 si occupano della
traduzione italiana delle licenze Creative Commons e
soprattutto del loro adattamento al sistema giuridico
nazionale. Il gruppo di lavoro è coordinato dal <a
moz-do-not-send="true" href="http://nexa.polito.it/"
target="_blank">Centro NEXA su Internet & Società</a>
del Politecnico di Torino, che ospita e gestisce anche il
<a moz-do-not-send="true"
href="http://www.creativecommons.it/" target="_blank">sito</a>
e le <a moz-do-not-send="true"
href="http://www.creativecommons.it/Liste"
target="_blank">mailing list</a> di CCIT. Con il
supporto della community dei "commoners" italiani, il
Centro NEXA organizza anche iniziative di divulgazione e
socializzazione, come gli <a moz-do-not-send="true"
href="http://creativecommons.it/eventi" target="_blank">incontri
CCIT</a> ed i <a moz-do-not-send="true"
href="http://creativecommons.it/ccparty10"
target="_blank">Creative Commons Party</a>.<br>
<br>
</small></div>
</blockquote>
<h3 align="center"><small><b><b>Che cosa è il Centro NEXA su
Internet & Società?</b></b></small></h3>
</div>
</div>
<div align="justify">
<blockquote><small>Il <a moz-do-not-send="true"
href="http://nexa.polito.it/" target="_blank">Centro NEXA su
Internet & Società</a> del Politecnico di Torino<strong></strong>
nasce a partire dalle attività di un gruppo di lavoro
multidisciplinare – tecnico, giuridico ed economico –
formatosi a Torino nel 2003 e che da allora ha concepito,
progettato e realizzato diverse iniziative in ambito Internet:
<a moz-do-not-send="true" href="http://creativecommons.it/"
target="_blank">Creative Commons Italia</a> (2003-presente),
<a moz-do-not-send="true" href="http://cyberlaw.ieiit.cnr.it/"
target="_blank">CyberLaw Torino</a> (2004), <a
moz-do-not-send="true" href="http://ilaw.ieiit.cnr.it/"
target="_blank">Harvard Internet Law Program Torino</a>
(2005), <a moz-do-not-send="true"
href="http://selili.polito.it/" target="_blank">SeLiLi</a>
il servizio licenze libere per creatori e programmatori
(2006-presente), <a moz-do-not-send="true"
href="http://communia-project.eu/" target="_blank">COMMUNIA</a>,
la rete tematica europea sul pubblico dominio digitale
finanziata dall'Unione Europea (2007-2011) e <a
moz-do-not-send="true" href="http://lapsi-project.eu/"
target="_blank">LAPSI</a>, la rete tematica europea sulle
informazioni del settore pubblico, anch'essa finanziata
dall'Unione Europea (2010-2012).</small><br>
</blockquote>
</div>
<small><br>
</small><small><br>
</small><br>
<div align="center"> </div>
<div align="center"><big><font face="Verdana, sans-serif"><font
style="font-size: 8pt;" size="1"><big><b>Ufficio Stampa
Centro NEXA:</b></big></font></font></big><br>
<font color="black" face="Verdana" size="2"><span
style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Giuseppe Futia</span></font><br>
<br>
<font color="black" face="Verdana" size="2"><span
style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">NEXA Center for
Internet & Society </span></font><br>
<font color="black" face="Verdana" size="2"><span
style="font-size: 10pt; font-family: Verdana;">Politecnico di
Torino </span></font><font face="Verdana" size="1"><span
style="font-size: 8pt; font-family: Verdana;"></span></font><br>
<font face="Verdana" size="1"><span style="font-size: 8pt;
font-family: Verdana;">Dipartimento di Automatica e
Informatica</span></font><br>
<big><font face="Verdana" size="2"><big><span style="font-size:
10pt; font-family: Verdana;"></span></big></font></big><br>
<big><font face="Verdana" size="2"><big><span style="font-size:
10pt; font-family: Verdana;"><small><big>Tel. +39 333
1103017</big></small></span></big></font></big><br>
</div>
<div align="center"><a moz-do-not-send="true"
href="http://creativecommons.it/contact" target="_blank">http://creativecommons.it/<wbr>contact</a><br>
<br>
<span></span><span></span></div>
</body>
</html>