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J.C. De Martin ha scritto:
<blockquote cite="mid446216E0.4000905@media.polito.it" type="cite">
<blockquote type="cite">
<pre wrap="">La sostanza di cui lei parla non corrisponde a quanto è possibile
ascoltare:
si fa infatti esplicito riferimento a situazioni in cui il potenziale
licenziante
si trova nell'impossibilità di diffondere liberamente le proprie opere
perché
altri non glielo consentono.
</pre>
</blockquote>
<pre wrap=""><!---->Mi permetto di continuare a dissentire - non per caparbieta' anti-Grossi,
ci mancherebbe, ma solo perche' quell'animazione, dopo mesi di
frequentazione,
la conosco a memoria.... :-)
Se ascolta con attenzione, infatti, si sta discutendo del
fatto che e' spesso difficile capire come fare a usare un'opera
(capire di chi sono i diritti dell'opera che ci interessa,
contattare gli aventi diritto o i loro intermediari, negoziare, ecc.).
</pre>
</blockquote>
<br>
Forse non ho spiegato bene le ragioni della mia osservazione:<br>
non metto in dubbio la sostanza (quindi non devo fare alcuno sforzo per
capirla), <br>
ma suggerisco semplicemente una forma di comunicazione meno ambigua.<br>
Si tratta di un'animazione che magari si ascolta una volta: cosa resta?<br>
<br>
Mi sono posto questa domanda per la prima volta quando una persona,
che, se non ricordo male, aveva visto l'animazione alla conferenza CC<br>
del 2005, mi ha contattato per chiedermi informazioni, dimostrandomi di
averla fraintesa.<br>
<br>
<br>
<blockquote cite="mid446216E0.4000905@media.polito.it" type="cite">
<pre wrap="">
Dallo script dell'animazione:
[...]
La legge è chiara su cosa si deve fare per avere la tutela - non bisogna
fare nulla –
ma non dice assolutamente niente su come si possa comunicare al pubblico
che si concedono certi usi dell’opera.
E allora?
Se sei un regista di un film digitale e devi avere il permesso di un
esercito di avvocati per ogni fotogramma,
o se fai parte di un gruppo musicale la cui casa discografica non ti
permette di mettere una canzone sui circuiti peer-to-peer,
o se sei un professore che sta cercando di mettere on-line del materiale
didattico,
o se sei un DJ che deve continuamente capire a chi chiedere permesso per
utilizzare parti di canzoni per creare i propri collage musicali
*- se sei una di queste persone, allora lo sai quanto sia difficile.*
Interrompiamo questo brainstorming per chiamare gli avvocati!
Ti fermi, e chiami tutti gli avvocati per chiedere il permesso. [...]
</pre>
</blockquote>
Bene, a questo punto la persona può essere indotta a credere che con le
CCPL tali<br>
problemi vengano risolti o quanto meno attenuati, invece, non è vero.<br>
<br>
E' come se una pubblicità di un detersivo dicesse: <br>
"<b>Macchie ultraresistenti ad ogni lavaggio? Un bel problema vero?</b><br>
<b>Da oggi c'è Lo Smacchiatutto!</b>".<br>
<br>
<b>Chi ascolta la pubblicità del detersivo, secondo lei, è indotto a
pensare<br>
che quel detersivo le macchie le faccia sparire o che non serva
assolutamente<br>
a farle sparire?<br>
<br>
Glielo spiega lei poi ai consumatori che Lo Smacchiatutto non serva a
smacchiare<br>
le macchie ultraresistenti e che la pubblicità non dice assolutamente
che<br>
Lo Smacchiatutto serve a eliminarle?<br>
<br>
</b><br>
<blockquote cite="mid446216E0.4000905@media.polito.it" type="cite">
<pre wrap="">
Le licenze Creative Commons si propongono come
uno strumento per attenuare o eliminare
-almeno in alcuni casi- i problemi sopra descritti.
</pre>
</blockquote>
In alcuni casi, certo, ma il problema è che primi due esempi non
rientrano fra i casi risolvibili:<br>
se la mia casa discografica non mi dà il permesso di mettere la mia
musica<br>
su circuiti p2p, che me ne faccio della licenza Creative Commons? Nulla.<br>
<br>
Però qualcuno potrebbe pensare che la licenza Creative Commons gli
serva a<br>
svincolarsi legalmente dalla sua casa discografica.<br>
<br>
Purtroppo non c'è un De Martin "in ogni confezione" e quindi è
preferibile utilizzare<br>
un linguaggio inequivocabile.<br>
<br>
<br>
Saluti,<br>
n.a.g.<br>
<br>
<br>
</body>
</html>